Piecori contro piecori.

Ma figuriamoci se mo mi metto a fare le recensioni, ci mancherebbe pure. Velleità da recensore zero, possibilità che voi piecori finalmente capiate qualcosa ancora meno, però. Però qualche giorno fa ho provato (ogni tanto lo faccio) a vedermi Femmine contro maschi. Ho resistito cinque minuti cinque, e non solo perché la Cortellesi non sa recitare (cioè, non è che la parte è scritta male, è proprio lei che è di legno), o perché Fabio De Luigi non sa recitare, o perché Claudio Bisio non sa recitare. Cioé, insomma, siamo in Italia: gli scrittori non sanno scrivere, i registi non sanno fare un cazzo, Veltroni gioca a fare il leader, fra un po’ pure ai calciatori i provini invece che col pallone glieli fanno col casting e quindi niente di nuovo. No, quello che mi urta è il luogocomunismo. Quell’imbarazzante sensazione che provi quando per educazione sei costretto ad ascoltare una barzelletta raccontata male, e poi capisci pure che sai già come va finire; ma non perché la sai già, magari. Perché fa talmente cacare che può finire soltanto in un modo schifoso che già sai. E che, in quei cinque minuti che ho resistito, ho contato almeno una cinquantina di luoghi comuni, roba che qualsiasi sfaccendato da bar se gliela racconti ti ride in faccia.

Poi, sfidando la sorte e il terrore da delusione, mi sono andato a vedere Gianni e le donne, il nuovo film di Di Gregorio. pensavo, un film che parla di un anziano, oggi, alle prese con le donne, sai le banalità. Mi sono venuti in mente un po’ di luoghi comuni che mi aspettavo di trovare nel film: lui che si compra un’auto sportiva e/o una motocicletta, lui che si fa la lampada, lui che si compra i vestiti da giuvinottiello, lui che si tinge i capelli, lui che va  a ballare in discoteca, lui che va nei negozi di dischi dei giovani e si sente spaesato, lui che va in chat, lui che si fa l’amante ventenne, lui che cerca di farsi l’amante ventenne prende il palo e se torna a casa con la coda tra le gambe. Roba, insomma, che gli autori italiani che vanno per la maggiore ci averebbero fatto almeno settanta film. E invece nel film di Di Gregorio non ce n’è manco uno. MANCO UNO.  C’entrerà il fatto che lui ha sessant’anni e se ne va in giro pe’ Rroma e invece gli autori trentenni si fanno fotografare in pose similbucchinielle per giornali subnormali e pontificano manco fossero Pasolini sulle quattro stronzate raccogliticce che fanno?



4 Commenti

  1. I film italiani utilizzano tutti la stessa minestra: litigi, crisi familiari, schiaffi, insoddisfazione non si sa di che, malati in ospedale. Il bello di questo film, invece, è che riesce a raccontare una storia senza urlare e senza ricorrere a mezzucci o facili leve emotive (quando lo chiama la madre e lui chiede che è successo le si è solo rotta la tv…questo è narrare contro l’aspettativa). Manca completamente il terzo atto e va benissimo uguale. Bel film, delicato e che mostra personalità.

  2. io guardo pochissimi film perché prima di farmi venire in mente di guardarli mi pongo la seguente domanda: “per quale motivo dovrei stare a scassarmi il cazzo due ore seduto su di una sedia a guardare l’evolversi di una storia di uno che incontra una che si odiano a prima vista ma che poi scoprono di amarsi però poi lei scopre di aver il cancro all’utero, della quale non me ne è fregato niente fino a 3 secondi prima di vedere il trailer?”; quasi sempre alla domanda segue l’osservazione: “ehi, ma non me ne frega tuttora niente, anche 3 minuti dopo aver visto il trailer!”, e quindi non ci vado a vederlo.

  3. Beh quello che ti aspettavi è la parziale descrizione dell’ultimo di Woody Allen che non è propriamente un trentenne (mostro sacro si! ma..). Non hai avuto abbastanza stomaco. Non hai resistito per oltre cinque minuti a “femmine contro maschi” e questo lo capisco, ma capita ancora di vedere dei bei film e… non sono solo di settantenni. La bellezza è qualcosa che va oltre il quotidiano. Firmato Piecorella.

  4. LoRe

    E infatti – voce che gira arRoma – Di Gregorio è uno che è sempre stato bravo,  non ammanigliato e per questo ha lavorato pochissimo  (senza protettore, come le mignotte, sei solo a bordo strada) ma con buone idee che gli hanno sempre fottuto e lui pur di lavorare si è stato. Poi lo scoprono a sessant’anni… Ripeto, voce che gira, ma di solito ‘ste voci se non sono vere lo sono quasi.