Libertà vo temendo.

Ho amato Le correzioni, e così, pur essendo perfettamente in grado di scaricarmi in pochi secondi aggratis il nuovo libro di Franzen e spararmelo sull’ebook reader, ho deciso di spendermi una cosa di soldi (devolvendone una parte all’editore di CdB, che tanto quello li butta con le zoccole oppure se li fa mangiare da Lele Mora) e comprarmi il nuovo romanzo, Libertà. Ora, già questo dovrebbe far riflettere i geni dell’editoria italiana: se pubblichi un autore bravo, invece dell’amica di tuo cugino che è un mezzo cesso e scrive male, ma tu sei celardo e speri di chiavartela, dicevo, se pubblichi uno bravo la gente i soldi li spende invece di andarti in culo col peer to peer. E vabbè. Sistemati i quattro zallari che sono convinti che i loro prodotti non vendano non perché fanno cacare, ma perché la gente è ladra, due parole due. Non mi è piaciuto vedere Franzen all’auditorium presentato da Piperno e circondato da una massa di celardi vestiti da intellettuali; questo perché ho letto Le correzioni e so per certo che l’autore di quel libro non ha un cazzo a che vedere con il mazzo di carte che sfoggiava tweed e occhialini all’auditorium.  Così come, che so, se avessimo sentito Jimmy Page suonare con Albano avremmo detto uillòc, si è peruto un Jimmy Page. Dice, ma quello lo scrittore fa.

Appunto. Lui.

Siccome le cose significano, vedere Franzen ridotto come un qualsiasi candidato allo Strega, potrebbe anche significare che Libertà sia un libro di merda; le premesse ci sono. Detto questo, il libro qua sta. Poi lo leggo e  vi faccio sapere, ma vi informo che ho molta paura.