L’arte va premiata.

L’articolo è questo. Sia chiaro, d’ora in poi l’articolo è solo uno spunto, non è dell’articolo che voglio parlare, semmai partire dall’articolo. La riproduzione è riservata (i capolavori vanno protetti, si sa), quindi mi limito a riassumerlo. C’è uno scrittore che andava sul web a mettere recensioni positive ai suoi libri, e negative ai libri degli altri. Perbacco, in linguaggio giornalistico questo è il classico uomo che morde il cane, una notizia da non farsi scappare. Una notizia talmente rara che me la faccio immediatamente passare per il cazzo e passo oltre.

La cosa bella dell’articolo è l’immotivato attacco al self publishing, con punte di acidità che, davvero, mi hanno fatto ridere di cuore. In genere non scrivo di queste cose, perché, come sapete, anch’io uso il self publishing e non mi sembra una cosa signorile farsi troppa pubblicità, però, come dire, pensandoci bene, mi sarei anche scassato il cazzo, e no poco.

Si dice che con il self publishing non si ha bisogno né di un editore, né di un redattore, né di un promotore, né di libraio, né di un critico (l’autore mi perdonerà se mi permetto di citare, in corsivo, questa sua breve e illuminante frase). E cortesemente, qualcuno è in grado di spiegarmi perché l’assenza di queste figure professionali (buona questa) è garanzia di qualità? Dove? Quando? Come? Perché?

Già basterebbe il buonsenso: quella lì è una filiera lunga, troppo, decisamente troppo lunga: io scrivo una cosa, e posso essere un povero cretino, e fin qui ci siamo. Solo, però, che io sono sicuro che se la distanza tra me e la pubblicazione è: IO- EDITORE-REDATTORE-PROMOTORE-LIBRAIO-CRITICO, qualcuno cretino come a me, o magari più cretino di me finisce per saltare fuori. Perché io conosco redattori incompetenti, editori tirchi, promotori semianalfabeti, librai che se potessero venderebbero anche l’eroina ai regazzini e critici venduti. Non tutti, ci mancherebbe, però ci sono. E non sono pochi. E, onestamente, non è possibile che l’unico a passare sempre per stronzo debba essere io, l’autore in self publishing.

Ma passi anche questa, chi vi si vuole inculare, voi e la filiera perfetta. Quello che mi fa ridere (e un poco mi acconcia pure la giornata: io sono sempre contento quando vedo la paura negli occhi di quelli che non mi piacciono), è l’attacco assolutamente immotivato al self publishing.

Io pubblico i miei libri da me, lo sapete. Non è che sono contrario agli editori, anzi ho già detto molte volte che se avessi una buona offerta da un editore ci andrei subito. Però secondo me la cosa deve andare così: io scrivo un libro, a un editore piace, l’editore lo pubblica e lo sostiene. Punto. Se la trafila è: io scrivo, a un editore piace ma bisogna lavorarci, il mio libro va in mano a un cane che me lo rovina, allora no, grazie mille, parepattaeppace.

Mi pare chiaro: non grido al complotto, voglio solo giocare con le regole mie o non giocare affatto. Se non possiamo giocare insieme, gioco da solo. E anche così, la lotta è impari: perché, se io pubblico da solo, sto io e io. Voi invece, avete i giornalisti, gli uffici stampa, i redattori, i promotori, le presentazioni, i festival, le radio, le televisioni. Diciamo che io sono un pittorucolo che espone alla proloco di San Sburriato e voi Picassò al Louvre. Però, se siete Picassò, perché perdete tempo a preoccuparvi di noialtri cafoncelli delle sagre della salsiccia con annessa mostra di acquerelli? Non sarebbe più semplice guardarci marcire nelle nostre vanità frustrate e prenderci per culo con sufficienza?

Perché tanto odio?

A niente a niente le cose a Picassò cominciano ad andare storte e qualcuno si stesse cacando sotto?



14 Commenti

  1. Fratè, tu impaurisci proprio, però

  2. lbw

    il magico passaparola (in inglese buzz) della rete.

    lo svuotare lo stuommaco (in inglese barf) del corriere.

  3. Guarda, una volta tanto non ho riso… leggendo annuivo di continuo, seria. Poi ho smesso, sentivo che stavo assomigliando ai cagnetti finti sul lunotto posteriore delle macchine.
    Interessante la domanda che ti poni alla fine… ;D

  4. quelli si stanno proprio cacando sotto. come i discografici, ugualeuguale. quelli che ti vengono a dire che se non ti compri i dischi loro non possono più investire sulle nuove band. poi tu pensi ai negramaro e ai baustelle e dici, ma fosse la madonnella.
    i miei due centesimi di euri

  5. Buonasera,
    vorrei ricordare al “signor” De Silva che, specie nell’ultimo anno, abbiamo ospitato nei nostri locali grandi artisti di fama internazionale, dunque la sua ironia è totalmente fuori luogo.

    Saluti,
    il responsabile della Pro Loco di San Sburriato

  6. gentile responsabile della Pro loco Sburriato, dove posso trovare il colendario delle rappresentazioni. Seriamente interessata (si dispensa dai facili umorismi)

  7. WOW L’ARTICOLO PIU’ LUCIDO LETTO NELL’ULTIMO MESE.

  8. L1ELEGANZA DELLA SCRITTURA E LA LUCIDA IRONIA CHE LA CARATTERIZZA, DA IMMEDIATA VOCE AL PENSIERO DEL LETTORE.

  9. la lucida analisi proietta il lettore in una reale e piacevole conversazione con lo scrittore.

  10. cazzoo ma non sono su amazzon?????

  11. Ho letto prima l’articolo e poi il tuo post. Bell’e bbuono, rint’a na curva, si butta in mezzo il marciume del selfpublishing, tipo quando si ha torto e si ménano le madri dei propri interlocutori. Come se il self reviewing (o come cazzo si scrive) è una conseguenza tumorale del troppo pubblicarsi da sé.
    Ho avuto anche io il sentore che qualcuno si sta cacando sotto. Ma quello che dico io è: manco investite sull’editoria on demand?
    Ma mi on demando e dico: c’è bisogno per forza della trafila sopracitata di gente che deve fiutare, tastare, fuckiare e infine FORSE proporre il mio lavoro? Poi dice che i costi.
    E vorrei concludere concludendo (cit.) dicendo che visto che qui in Italia si ragiona solo accostando qualsiasi cosa al pallone, perché non vedete come “l’editoria alla Lulu” come la primavera della propria squadra? Il 10 % dei vostri pulcini sarà fatto di eventuali galline dalle uova d’oro, è statistica.
    O aspettate ancora il beneplacito dei parenti del piano di sopra?

    Zì ‘Ntonio

  12. anduoglio

    Più che “l’arte va premiata”avrei titolato il post con “l’arte fa i bucchini”.