In difesa di Giovanna Melandri.

Ieri la battuta sulla Melandri presidente del Maxxi l’ho fatta pure io, lo ammetto, e con questo post intendo fare ammenda. Perché è troppo facile, e io quando una cosa è tanto troppo facile m’insospettisco subito e, qui sta il guaio, comincio a pensare. E mi è subito venuto in mente, perché la Melandri no? Cosa cazzo ha la Melandri che la rende inadatta al Maxxi? La risposta è: assolutamente niente. Anzi, si potevano fare scelte peggiori. Anzi, si fanno scelte peggiori. Se c’è un settore nel quale un politico di professione può fare pochi danni, è proprio l’arte moderna, vista la propensione dell’arte moderna a ridursi a quella merdina frocesca che è: e se lo è, perché, sia chiaro, lo è, è colpa semmai degli artisti, dei critici e dei galleristi, mica dei politici.

E’ che sta montando un’onda, che i giornali chiamano populista, perché sono ciucci, mentre in realtà è un’onda fascista, anzi fascistissima. Che ha bisogno di individuare UN colpevole alla volta, UN capro espiatorio da sacrificare: tutto, purché non si metta in discussione il sistema. Così si sacrifica la Melandri (ma potrebbe essere la Minetti, la Gelmini, la Meloni), la si espone per un certo periodo, purché breve, a una patetica ondata di sfottò, si regala alla squadracce perbeniste del web il contentino, poi tutti buoni e zitti a lavorare strizzati come alici dentro all’autobus, mentre la Melandri e i compagni suoi andranno in auto aziendale nei loro prestigiosi uffici.

Ora, il problema è che a me non me ne fotte un cazzo di far cadere la testa della Melandri. Anzi, se di teste (metaforicamente parlando, le guardie sono avvisate) ne deve cadere solo una, io preferisco che al Melandri resti dov’è. La conosco: so esattamente cosa aspettarmi dall’ex ministro. Invece magari la cacciano, viene uno nuovo che pare tanto caruccio, tipo Michael Martone, e magari si mette a dare degli sfigati ai lavoratori. Il punto è: devono cadere tutte, le teste. Non ho sete di sangue, non voglio vedere in disgrazia la gente, io. Ma in questo paese di collusioni, conventicole, combuttine, non intendo farmi prendere dall’atteggiamento pretesco di condannare il singolo peccatore. Non perché, e lo dico francamente, non godrei come una troia a vedere come se la caverebbe la Melandri a vivere con lo stipendio di un precario: mi piacerebbe eccome, ma io li voglio vedere tutti a prendere l’autobus, ma non solo i politici: tutti. E con tutti intendo i giornalisti che si fottono i soldi pubblici, i teatri foraggiati coi terlisi nostri, i cineasti del cazzo che mendicano sovvenzioni, i professori universitari amici e figli di, i primari parenti di quello e quell’altro, le pompinare e i pompinari de destra ma soprattutto de sinistra.

Attenzione, non sto dicendo, o tutti o nessuno, non dico qua è tutto un magna magna allora tanto vale che tutto resti com’è. Tutto deve cambiare, ci mancherebbe, ma il fatto è che tutto sta già cambiando, e questi non se ne sono accorti. Non so se fiutate l’aria, ma se lo fate dovreste esservi accorti che qualcosa si muove, e non parlo di Grillo o di Renzi: questa è gente che, al massimo, porta deputati in parlamento, ma i deputati si comprano e si vendono; il fatto è che sono finiti, ma davvero finiti, i soldi. Anche volendo, di stato sociale da tagliare non c’è rimasto niente, e questo significa che tra un po’ cominceranno a tagliarsi tra di loro. Quando la finanza internazionale si sarà mangiato tutto, qualcuno del partito della Melandri rimasto senza incarico dirà: ue’ ma perché questa sì e io no? E qualcuno vedrà, che so, Giuliano Amato a dirigere la Treccani e si chiederà, ma io che porto trentamila voti, perché non devo avere la sua poltrona?

I tempi sono bui per tutti, specialmente per noi, ma per noi è diverso: noi siamo abituati. La rinuncia è qualcosa che questa gente ci impone giorno per giorno. Siamo abituati ad andare in ospedale e sentirci dire torni tra due anni. Loro no. Questi andranno nel panico quando, su uno stipendio di ventimila euro, dovranno rinunciare a venti centesimi. E vi avviso, manca poco.

Per questo lì voglio tutti lì, in alto, per vederli cadere meglio. E ridere, di gusto, quando gli toccherà andare a prenotarsi una visita oncologica negli ospedali gestiti dai loro amici.

http://www.youtube.com/watch?v=xGE4dnrPPZQ



8 Commenti

  1. Non ho capito cosa c’entri la Melandri con tutto quello (per altro giusto) che hai scritto.
    Il primo motivo per cui è vergognosa la nomina è che lei sia deputato in carica.
    Le nomine politicizzate, per un’istituzione museale, non sono cosa buona. E la politica, nella gestione di tali istituzione, non ha quasi mai fatto bene.
    Si sarebbe preferito, dal mondo dell’arte, l’emersione di una figura magari nuova, magari giovane, magari…
    Il problema non è la Melandri (oddio, non mi sembra che brilli per competenza in materia) ma il perché ed il come sia stata messa lì.
    Amen

    • amlo

      il problema è che CHIUNQUE venga messo lì, ci viene messo per gli stessi motivi e per le stesse amicizie della Melandri.

  2. P.S.: il MAXXI si occupa di arte contemporanea

  3. Ma Celardo di tutto questo cosa ne pensa?

  4. casanduoglio

    scusate, ci fosse su questo blog qualche esperta di arte cc (omissis)? può essere sia arte moderna che arte.contemporanea, basta ca (omissis).

  5. scusate, ci fosse su questo blog qualche esperta di arte ca me facess nu bellu (omissis)? può essere sia arte moderna che arte contemporanea, basta ca ‘o piglia nu poc (omissis).