C’è Ken, il resto sono Barbie.

La notizia di Ken Loach che rifiuta il premio a Torino, in realtà, non è una notizia. Ken Loach è uno che si è messo contro la Thatcher, figuriamoci se si caca sotto per un festival. E non è una notizia nemmeno il fatto che, ovviamente, gli italiani non abbiano fatto altrettanto. Non lo fanno mai. Perché Ken Loach ha capito quale deve, obbligatoriamente, essere il ruolo di un intellettuale, e lo ha capito perché lo è, un intellettuale.

Perché, guardate, il successo, di per sé, non conta un cazzo: è un accessorio utile al massimo per soddisfare l’ego di qualche povero frustrato, ma non conta. Non ti rende più bello, più alto, più magro: al massimo puoi diventare più interessante, ma giusto agli occhi di un dato numero di leccaculi, ma sostanzialmente si ferma lì.

Il successo, per un intellettuale, è la libertà. La libertà di dire le cose che agli altri non è permesso dire, perché non lo sanno fare o perché se le dicono non se l’incula nessuno. Per un intellettuale, che poi in Italia è sempre sinonimo de sinistra, questa scelta non dovrebbe essere un’opzione: dovrebbe essere un obbligo.

Io non mi sogno di chiedere all’usciere di Segrate di perdere il lavoro e di licenziarsi per manifestare la sua reale contrarietà a Berlusconi: non lo chiedo nemmeno ai giornalisti sul filo del licenziamento o ai tanti che pubblicando con Berlusconi si vanno a guadagnare la giornata. Non chiedo un sacrificio a  chi non se lo può permettere.

Dai milionari, però, lo pretendo. Se sei uno che non ha problemi di soldi, puoi permetterti di agire come dici di voler fare. Se sei di sinistra, mi dispiace tanto, ma vorrei sapere come cazzo riesci a fottertene quando licenziano la gente intorno a te. Libero di farlo, per carità, ma capirai che io poi mi sento libero di schifarti, se arriva Ken Loach da un altro paese e scrive: Come potrei non rispondere a una richiesta di solidarietà da parte di lavoratori che sono stati licenziati per essersi battuti per i propri diritti? Accettare il premio e limitarmi a qualche commento critico sarebbe un comportamento debole e ipocrita. Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni.

Non tutti si possono permettere, come dice Loach, certe azioni. E’ che non basta avere i soldi, bisogna averci le palle, care Barbie de sinistra.



12 Commenti

  1. mp

    il titolo è uno dei migliori di sempre. secondo me te lo ruba il manifesto.

  2. Non è il successo a rendere “intellettuale” un intellettuale. Ma per certe persone la “carica” di intellettuale è testimoniata dal livello di successo ottenuto.
    Facciamo un esempio: consideriamo Saviano un intellettuale. Se Saviano non avesse scritto Gomorra, lui sarebbe stato lo stesso identico intellettuale, con i suoi pregi e i suoi difetti. Ma per la 20-23enne che lo rifiutava all’università, perchè pensava di poter ambire minimo minimo ad un Briatore e che poi si ritrova a 42 anni con gli attacchi di panico perchè comincia a raggrinzirsi, ovula con ritardi sempre più preoccupanti e si ritrova senza uomo, senza figli e sola con i ricordi del calzolaio del basso nel palazzo dove aveva la stanzetta da calabrese fuori sede e dove il solachianello glielo sbatteva in culo, Saviano sarebbe stato uno brutto con mellone e il sopracciglione che ce l’aveva con la camorra ‘e napule, solo perché i camorristi chiavano e lui no (“ma che vuole quel coso brutto?”). Da quando i media si sono impossessati di Saviano, facendolo diventare l’icona dell’intellettuale impegnato, quella stessa ragazza lo avrebbe considerato tenero, profondo e con il sopracciglio “che sottolinea lo sguardo intento a pensare qualcosa di davvero intellettuale”. Ovviamente in quel contesto, Saviano si sarebbe sostituito allo scarparo, il quale però qualche botta in culo alla studentessa l’avrebbe comunque chiavata, perché una riparata di tacco gratis ci sta sempre bene.

    • Certo è che Loach un commento così sessista, gretto e volgare non lo avrebbe mai fatto.

      • amlo

        infatti lui è Loach, e io un povero stronzo

        • John Blacksad

          Sai, Amlo, sospetto che Antonella si riferisca al commento di anduoglio più che al tuo scritto;
          o almeno lo spero, perchè non vedo nulla di gretto e sessista nel testo e nel titolo “C’è Ken, il resto è solo Barbie”.
          La nota bambola era stata attaccata anche dalle femministe, perchè vedevano in lei una rappresentazione
          della donna troppo legata al punto di vista maschile, quindi non vedo perchè tu non potresti sfotterla…

  3. Mi piacerebbe un commento di Amleto l’astensionista a quest’affermazione: “Se voti forse le cose non cambieranno, se non voti sicuramente non cambieranno”.
    Non voglio fare polemiche o altro, anche io non voto da tempo, è solo per sentire l’opinione di Amleto.

    • amlo

      ho l’età per votare da più di trent’anni, e da quando i miei amici scassacazzi mi dicono questa cosa le cose sono andate sempre peggio. coi loro voti.

  4. o forse senza il tuo