Le mezzali di serie C.

La verità è che le case editrici sono piene di fannulloni frenetici: gente che non combina una madonna dalla mattina alla sera, e riesce, non so come, a dare l’impressione,  fallace, di star lavorando.  Si prendono persino l’esaurimento nervoso. La cosa migliore, caro Mario, è prendersela calma, e possibilmente sfotterli.

Sono passati cinquant’anni da quando Bianciardi scriveva queste cose (in una lettera privata, perché in pubblico era molto più schietto), e sostanzialmente non è cambiato molto, se non in peggio. Molto, in peggio, se devo dire la verità. Il problema è che molti usano queste, e altre indiscutibili verità per dare il via a un pianginismo che trovo francamente insopportabile, soprattutto in questi giorni, col salone del libro in pieno svolgimento. Perché ho notato una cosa: e cioè che i lai che si levano contro il salone sono gli stessi, sia che vengano da scrittori affermati, sia da chi sta ai margini. Prima pittimiata insopportabile: che ci fanno al salone Veltroni, Renzi ecc? Che ci fanno i libroidi, come li chiamano loro, nelle librerie? Ve lo dico io, che ci fanno: vendono, ecco cosa ci fanno. Ma: gli scrittori che hanno più o meno svoltato je rode er culo perché in libreria ci vorrebbero stare solo loro, anche se oggettivamente molti dei loro libri (e ve lo dico seriamente), fanno cacare perfino rispetto ai libri di Veltroni; però dicono hei, quello non dovrebbe stare qui, mi leva il pubblico. La verità è che ognuno di loro vorrebbe avere tutte le librerie solo per i suoi libri, questa è la verità. Sono entrati in un loop da competizione che più imbecille non si può. Non dico che criticare i libri di Veltroni non sia giusto, ma bisogna farlo per i motivi giusti; se i dici, i libri di Veltroni fanno cacare, mettete sugli scaffali solo i miei (che io so che fanno cacare uguale), non vale, mettetevelo in testa. Invece, quelli che non hanno svoltato je rode er culo perché pensano che se i vari Veltroni, Sangiorgi, Cristine Parodi si levassero dai coglioni, ci sarebbe più spazio per pubblicare loro. Altro ragionamento a cazzo.

Questi pubblicano proprio perché ragionate così. E, giustamente, vi fanno il culo.

Perché, se riducete tutto alle copie vendute, è ovvio che vince la merda. Se trasformate lo scrivere, che è una cosa bella, in una mera questione di segmenti di mercato, allora vi state fottendo con le vostre mani. E il problema è che non lo fanno solo quelli che Bianciardi chiamava le mezzali di serie C, che una volta scartata anche la bandierina del corner, fatta un po’ d’ammuina del cazzo, poi sbagliavano il cross ma il il loro lavoro l’avevano portato a casa: il problema è che alle mezzali, cioè agli editor, a tutta quella marea di parassiti che infesta le aziende in nome del marketing, date retta voi. E’ vero, il sistema è sbagliato, ma non è così che si cambia, non lamentandovi che non vi fanno entrare: che cazzo di ragionamento è? Certo, è ovvio che se domani arriva un editore che paga (dice sempre Bianciardi, uno che paga, cioè che dopo avertelo promesso paga davvero), ti offre un buon anticipo, magari una bella rubrica su un giornale, sollevandoti dall’incombenza di dover fare, che so, il negro per qualche ciuccio di successo, e permettendoti di scrivere quello che vuoi tu, è una cosa bella. E te credo. Ma non succede così, e se ti vuoi lamentare che non succede, ti devi opporre, devi dimostrare di fare altro, di non sottometterti alle loro regole. Ma non per fare il ribelle o atteggiarti a rivoluzionario: perché, semplicemente, quelle regole son sbagliate, e non hanno un cazzo a che vedere con lo scrivere. Non con la letteratura, o col pubblicare libri: proprio con l’atto stesso dello scrivere. Che è una cosa che non vuole pensieri del tipo vendere o non vendere o cosa dirà l’editor se mi permetto di scrivere pucchiacca. Se una cosa funziona così, e voi volete scrivere, allora non è cosa per voi. Se non vi fate una ragione del fatto che si tratta di cose assolutamente incompatibili sarete sempre dei poveri frustrati. Mettiamo quello che dice, che so, che i libri di Gramellini fanno cacare. Perfetto; però Gramellini vende milioni di copie, ha un suo pubblico, fedele, che adora le cose che scrive. Ora, due sono le cose: o pensate che i libri di Gramellini, o di Paolo Giordano, facciano cacare, e allora, se siete gente seria, vi faranno cacare anche i loro lettori, oppure siete semplicemente invidiosi. E anche lì sbagliate, perché se devo invidiare qualcuno, invece di uno che sta peggio di me, invidio, che so, Cavani, che è giovane, segna cento goal in tre anni e guadambia pure uno sproposito. E quando si leva la maglietta pare Tarzan, non un preside di scuola media. Se volete detronizzare il Re per mettervi voi la corona, beh, allora mi fate anche più schifo del Re.

Perché lui almeno ci è nato, voi lo avete scelto, e per di più con la scusa di voler fare la rivoluzione

 



15 Commenti

  1. Piuttosto che ‘o cazz’, meglio la mezza porzione (e sai che nun ‘è ‘o véro, su) 

  2. klaudione

    mi ricorda molto una di queste belle cose qua.. http://umoreinstabile.altervista.org/240/ 

    e invece ognuno sta solo sul cuore della terra, a farselo in mano

  3. Giordamas

    Oh! Finalmente un post inteso a dare una qualche motivazione a qualcuno per fare qualcosa.

  4. Giordamas

    Comunque, l’unica volta che ho provato vera invidia per qualcuno è stato per Flaubert quando ho letto “La leggenda di San Giuliano Ospitaliere”.

  5. Anna

    Quando la scrittura diventa un mezzo per guadagnare danaro e una cosa quantificabile con i numeri smette di essere il giro fantastico che le nostre mani fanno nell’anima, ravanando fino in fondo alle budella….ma forse è giusto così… In fondo quel tipo di scrittura dovrebbe sempre restare privata… Per evitare di generare strane controindicazioni nel lettore… Tipo pensare….

  6. anduoglio

    che poi nelle librerie non si ci sono solo libri di letteratura, ci sono atlanti geografici, manuali delle giovani marmotte e di paperinik, libri scientifici, saggi, trattati, biografie, libri di storia, di costume, libri di foto, di politica, libri sui carrarmati, manuali di giardinaggio e tutti gli stracazzoni che gli si frega. E’ chiaro che un libro sulla polita venga scritto da un renzi o un veltroni, faranno pure cacare questi libri, ma alla fine da chi deve essere scritto un libro sulla politica se non da un politico, un libro di costume se non da un giornalista? purtroppo i veltroni, i renzi vengono scelti dagli italiano come rappresentanti politici e loro scrivono i libri sulla politica. un bruno vespa scrive un libro di costume, ma questo è il giornalista che conduce da decenni il maggior programma nazionale di costume e società, se agli italiani faceva schifo, non si vedevano tutte le sere porta a porta e vespa sarebbe finito nel.dimenticatoio e la mondadori non gli avrebbe fatto scrivere nessun libro perchè vespa non avrebbe avuto alcuna merce di scambio da poter offrire, cioè un programma visto da milioni di italiano ogni sera. come ci sono questi libri e questi autori, così ci sono i libri di letteratura scritti bene, bisogna cercarli, ma ci sono. poi se uno vuole scrivere, lo fa pure sulla carta da cesso, e semmai dopo qualche decennio dalla sua morte viene scoperto come grande scrittore. Io sono dell’idea che le cose vadano fatte sempre e comunque fottendosene degli schemi e delle strutture precostituite. il problema di questa gente che si lamenta dei vari vespa, veltroni, renzi, ecc. che scrivono libri, partecipano ai festival, si bevono i coctail disquisendo di letteratura, di politica e società con gli altri scinziati come a loro, è che loro vorrebbero stare al posto dei vari vespa, renzi veltroni ecc. Loro vorrebbero il contorno della letteratura, cioè la vendita dei libri, la partecipazione ai festival del libro, il liquore strega zucato assieme ai “colleghi” discorrendo di letteratura, politica, ecc,. Vorrebbero l’autografo con strizzatina d’occhio all’ammiratrice di turno. Ma tutto ciò è letteratura? E’ impegno? E’ lavoro metodico intorno alla pagina? E’ tessitura narrativa? No, è solo voglia di partecipare ad una festa a cui non si verrà mai invitati perchè non si è dei buoni scrittori e perchè non si è stati in gamba come Renzi e Vespa che si sono conquistati delle fette di potere tali da poter pubblicare tutti i libri che vogliono senza essere degli scrittori. perchè uno che fa il politico o il giornalista, sta impegnato tutto il giorno a lavorare ad altri cazzi e il tempo dedicato a scrivere il libro non c’è davvero.

  7. anduoglio

    chiudo: non si può pretendere di fare letteratura ad alto livello e contemporaneamente sognare di venire pubblicato da mondadori, di vincere il premio strega con Bruno Vespa che ti si arrattusea in cuollo, di presentare il libro in tv da Fazio. tutte queste cose non sono compatibili con la letteratura, perchè io al premio strega ci vedo vincere i prescelti dalle case editrici e da Fazio ci vedo presentare libri scritti da tutti fuorchè da scrittori professionisti. è lo stesso discorso della musica. in tv, a sanremo, ecc. ci vedi di tutto ma non cantanti nè musicisti. non si può pretendere di fare musica sperimentale e poi ambire ad essere riconosciuti come grandi musicisti sperimentali partecipando a sanremo. se desideri ardentemente di andare a sanremo invidiando i.vari mengoni, cotugno, al bano, pravo, ecc. vuol dire che tu hai ascoltato nella tua vita fausto leali, riccarso fogli, pupo e i fratelli righeira e la musica sperimentale non sai nemmeno dove sta di casa.

    • d’altra parte esiste anche il mercato del reietto, di cui ad esempio Anna Oxa è maestra: il disco che vende PERCHE’ è stato rifiutato a Sanremo, oppure la canzone di 18 minuti di parlato con sottofondo di stendipanni raschiato che finisce ultima e quindi è alternativa.