Il libro nuovo mio.

Fedele alla mia linea di fare le cose a cazzo di cane, e non come si dovrebbero fare, vi faccio un regalo. E’ l’incipit del mio nuovo libro, La nobile arte di misurarsi la palla.

Mettiamola così: io, a quelli che la mattina al bar, invece di cappuccino e cornetto si fanno il campari e gin, li capisco. Non sono capace, almeno non ancora, ma li capisco. Il fatto è che sto per raccontarvi una storia che francamente, avrei preferito nascondervi, ma quando arrivi al mio livello e ti sono successe le cose che sono successe a me, allora non sai qual’è la cosa più umiliante da fare, se sederti al tavolino di un baretto a bere un aperitivo alle nove di mattina mentre le mamme ritardatarie che portano i figli a scuola ti guardano come un lebbroso, oppure raccontare una storia nella quale, diciamo la verità, non ci fai una gran figura.

In realtà in queste poche righe mi sono già tolto un paio di soddisfazioni: la prima è aver scritto qual’è, così, con l’apostrofo. La seconda è aver cominciato a raccontare da subito, senza aver stuzzicato i lettori con qualcosa, appunto, di stuzzicante.

Queste due cose sono vietatissime. Non si fanno. Mai. Sono cacca. Puppù. Perché, non so se lo sapete, c’è un modo giusto per scrivere un libro, anzi, per raccontare una storia, e uno sbagliato: lo dicevano alla scuola di scrittura. Quel covo di serpi, quell’antro di merde che mi ha rovinato la vita a me. E già, perché i miei, chiamiamoli così, insegnanti, non parlavano mai di scrivere libri, solo ed esclusivamente di raccontare storie, e per due validissime ragioni: la prima, perché noi tutti volevamo scrivere libri; la seconda, non detta, e ancora mi prenderei a schiaffi per non averlo capito subito, era perché loro, gli insegnanti, avrebbero fatto di tutto, ma veramente di tutto, per impedircelo. E in realtà, se mi permettete di fottermene di un’altra regola della scuola di scrittura (da ora in poi, la Scuola, anche perché, per quanto vi sembri troppo cretino, la Scuola si chiamava semplicemente così, pretenziosamente e stupidamente, La Scuola, come se mettere le lettere maiuscole la rendesse più unica, più importante), dicevo se mi permettete di trasgredire, vi dirò che tutto sommato avevano ragione loro, anche se, come sempre nel loro caso, per il verso e il motivo sbagliato.

Mi accorgo di star divagando, e mi accorgo con piacere che almeno la sola cosa che ho imparato la sto mettendo in pratica col pilota automatico: vale a dire, fare sempre l’Esatto Contrario di quello che mi ha insegnato La Scuola. Non si deve divagare, mai. Ogni personaggio deve avere il suo ruolo, deve percorrere una sua strada, e la sua storia deve descrivere un arco.

Descrivere un arco.

No, dico, un arco. Questi dicevano queste cazzate belluine e noi, zitti, ad annuire e prendere appunti. Che poi questa storia dell’arco è curiosa, se ci penso, perché proprio l’altro giorno, in una maratona dei Soprano (feticcio intoccabile degli insegnanti de La Scuola) ho visto un episodio in cui uno dei gangsters, che vuole diventare sceneggiatore cinematografico, spiega alla sua fidanzata che a scuola di scrittura gli avevano detto che ogni storia di ogni personaggio deve descrivere un arco. Ora, è possibile che questa cosa dell’arco stia in ogni singolo manuale di sceneggiatura dal medioevo in poi, ma per come la vedo io, è molto più probabile che quelle bestie analfabete l’abbiano copiata dai Soprano (o dai Sopranos, loro usavano sempre i titoli inglesi), in uno dei loro impeti d’irrefrenabile cretineria.

In realtà, per quanto loro fossero cretini, quello veramente colpevole ero io, talmente fesso, ma talmente fesso da non accorgermi di quanto erano cretini loro. E, credetemi, erano davvero cretini forte. Il fatto è che quando ti trovi in certe situazioni, se non percepisci subito il quadro d’insieme, se non ti accorgi immediatamente in quale guaio ti stai andando a cacciare, allora non ne esci più. E’ come con le ragazze: ci sono sceme che ti accorgi subito che sono sceme e quanto sono sceme e allora fai finta di niente, ti bevi una cosa e scappi: o fai come me, che sono stato fidanzato due volte di seguito, due anni per volta, con ben due delle più incredibili virago della storia dell’umanità. E non erano neanche belle: questo per farvi capire che la mia propensione a rovinarmi la vita coinvolge anche il settore cosiddetto privato: e anzi, come capirete presto, tendo a mischiare i settori della mia vita in modo che, pur mantenendoli nettamente separati, riesco a commettere in uno anche gli errori che faccio nell’altro: converrete con me che non è poco. Ci vuole una certa perversa abilità, e io ce l’ho. Sebbene, e anche questo lo capirete più avanti, andando avanti col racconto, io sia convinto, sul serio, che il mondo è arrivato a un punto nel quale non c’è più margine di manovra. Se anche, in un passato lontano, è esistito un libero arbitrio, beh, mi dispiace comunicarvi che adesso non so dove ma è bello e che andato.

E’ per via del fatto che siamo troppi, penso. Non c’è più spazio; come quando ti vai a ficcare in una stradina cercando parcheggio e ti accorgi che non solo è un vicolo cieco, ma non hai abbastanza spazio per fare inversione e la strada è troppo stretta per fare retromarcia e comunque anche se non lo fosse non ne saresti capace uguale. Il fatto è che il libero arbitrio poteva esistere quando esisteva la frontiera, le strade larghe, e a un certo punto tu decidevi adesso faccio così e cosà, e invece adesso così e cosà col cazzo che lo puoi fare: ti puoi muovere solo e unicamente nella direzione che qualcuno ha tracciato per te. Non c’è più spazio di manovra. Voi vi agitate, girate a destra, poi a sinistra, tornate un po’ indietro, fate un inchino, una riverenza, ma poi tanto alla fine sempre là andate a parare. Non c’è niente da fare, il destino, il karma, il ka, come cazzo lo vogliate chiamare, è stato sostituito dal traffico. Certo, è triste, che adesso la tua sorte non sia più tracciata in cielo ma nel casino di una strada di Pechino, eppure, credetemi o no, è esattamente così.

 

 

 

 

 

 



14 Commenti

  1. Ciccibutto

    Grazie Amlo!

  2. klaudione

    Buono l’antipasto, vai col primo..

  3. rossella

    non vedo l’ora di leggerlo tutto.
    Mi ha già ammaliato.
    ed anch’io ti dico Grazie!

  4. Amleto

    “In realtà, per quanto loro fossero cretini, quello veramente colpevole ero io, talmente fesso, ma talmente fesso da non accorgermi di quanto erano cretini loro. E, credetemi, erano davvero cretini forte. Il fatto è che quando ti trovi in certe situazioni, se non percepisci subito il quadro d’insieme, se non ti accorgi immediatamente in quale guaio ti stai andando a cacciare, allora non ne esci più.” – Una frase che mi fa ricordare tante cose e che mi calza a pennello…resto in attesa,brò!

  5. Vincenzo

    mmm questa storia del libero arbitrio andato a puttane mi stuzzica assai. come si mettono in fast forward i giorni prima dell’uscita?

  6. benebenebene, ecco perché mi han sempre fatto ridere sia le scuole (o laboratori o come cazzo li vuoi chiamare) di scrittura sia quelli che pagano per andarci. Molto interessante il risultato di quanto mi sia sempre aspettato da tutto ciò. però il libro me lo spedisci aggratis perchè tra pennabili sottoproletari così ha da essere, ed io te ne mando un paio dei miei, vabbuò?

  7. Bufr

    Interessante.
    Ma il times new roman come lo spieghi?

  8. consulente

    ma esce solo di carta?

  9. Vito

    mi ha annoiato. tu dirai: “e perchè vieni qua a commentare?”, e ti rispondo: perchè ti leggo. stavolta mi hai annoiato. cia.

  10. Chitarrella

    Ah ah ah! “La Scuola”! Ovvero dove non si impara a scrivere ma a tessere relazioni per il magnifico gioco di società “Il grande mondo della cultura italiana”… Dove non si sfornano scrittori, ma ruffiani leccaculo e mignotte.
    Non vedo l’ora di leggere questo libro: vai Amlo, sputtanali, fallo per chi ci è finito in questo vicolo cieco e ora storto o morto ci deve tirare a campare… Cacall n’guoll e smerdeali!

  11. Alberto

    Il “ka”! Due semplici lettere, ma mi hanno fatto arricreare.
    La saga della Torre Nera di Stephen King.

  12. [...] dell’arco. Cosa è L’ARCO ve lo spiego nel brano che segue, tratto dal libro e che ho anticipato su questo blog circa sei mesi [...]