L’impiattamento della merda.

Sto organizzandomi per venire giù a Cava dei Tirreni per fare una cosa. Non so ancora se ce la faccio a portare una bozza di una cosa che sto scrivendo o se parleremo di Statti attento da me e del libro nuovo che uscirà, cazzi miei e volere dell’editore, entro la fine dell’anno. Sarà una cosa che faccio con piacere, perché il posto è di una mia cara amica e sarà un’occasione per incontrare gente che non vedo abbastanza e persone che magari non ho mai visto di persona, ma che hanno letto quello che scrivo e hanno voglia di fare due chiacchiere e sentire le quattro cose che ho da dire. Però, anche se di presentazioni ne faccio poche, e devo ammettere, tutte molto divertenti, con un sacco di gente in gamba, non i soliti quattro stronzi precettati, resta sempre questo sottile retrogusto di merda, dovuto alla situazione in generale. Vale a dire al fatto che devi fare le presentazioni se no i libri non li vendi, se no la gente non ti conosce, o se ti conosce non si ricorda ecc ecc. Ora, a parte il fatto che io i libri li vendo lo stesso (certo, non cifre da capogiro, ma vi posso assicurare che faccio il culo a taralli a parecchia gente che non immaginereste), credo che dovremmo incominciare a riflettere sul fatto che questo meccanismo andrebbe spezzato. Il fatto è che mi interessa sempre meno, se devo essere sincero. Tutto questo arrabattarsi per raggiungere persone che fondamentalmente non capiscono un cazzo di niente è, oltre che inutile, nocivo. Ripeto, non sto parlando delle poche cose che ho fatto e che farò: quelli che leggono le mie cose e che vengono alle mie presentazioni sono persone già interessate, che mi conoscono tramite il blog o i social network e hanno voglia di capire come la penso, e magari dirmi come la pensano loro. Quello che sta cominciando a ripugnarmi è questo inseguire gente che poi, alla fine, come dice Marziano, esce e si va a comprare il libro X perché sta in classifica e l’ha visto da Fazio o dalla Bignardi.

Che fanno, sia ben chiaro, il mestiere loro: sbaglierei io, ma non lo faccio, e sbagliano quelli che li criticano, a pretendere  facessero il mio, di mestiere. Dice, ma presentano sempre la stessa gente, gli amici loro, sono una cricca, una casta ecc ecc. Embè? E che me frega a me? Così come non ho intenzione di brigare per entrare in terrazze nelle quali non sono gradito e sulle quali non sono stato invitato, non vedo perché dovrei prima criticare e poi cercare furbescamente di infilarmi. Parliamoci chiaro, è il sistema che non mi piace, mi fa sentire fuori posto. Tutto questo correre, questo affannarsi, questo vendersi o cercare di vendersi, è un colpo fatale all’autostima, molto più che non arrivare primo in classifica o restar povero. Non ho mai brigato per avere una recensione, non ho mai scassato il cazzo agli autori di programmi tv o a giornalisti che conosco per un’ospitata o un’intervista, e non solo per dignità (che pure, non vorrei dire), ma proprio perché è una cosa che ammazzerebbe del tutto la mia voglia di scrivere, che è sì tanta, ma è anche fragile, perché qua a scrivere son poche ore, ma cacarsi il cazzo è un attimo, quell’attimo che ci porta via persone di talento come quello che citavo prima e che fa loro passare la voglia di fare anche la più piccola cosa. Perché se uno può combattere ore con il word processor e con la capa sua, combattere con la gente è veramente difficile, soprattutto in campo artistico, che è diventato il regno assoluto dell’opinabilità, come direbbe Squillino, dell‘e chi te l’ha detto?

La verità è che quando scrivo (troppo, e troppe volte gratis, come mi rimproverano quelli che mi vogliono bene), io mi faccio il culo ma alla fine sto bene. E sono contento quando mi scrivete che vi è piaciuto quello che ho fatto, che vi siete divertiti con quello che ho scritto. Mi deprimo se mi metto a pensare a vendere, a quelli che ti boicottano (ci crediate o no, ci sono quelli che ritengono opportuno boicottare me), a quelli che dicono bisogna che impari a venderti, al vai qua al devi andare là.

Per questo vi leggete libri di merda, perché vi hanno convinto che uno che scrive è uno che sa fare tutto questo ambaradan di contorno, e non uno che scrive.



16 Commenti

  1. PatrickBateman

    Non fa una piega. Grande.
    Sai già dirmi quando verrai a Cava? Verrei volentieri.

  2. silvia

    Chapeau.

  3. Raffaele

    Se metti qualche informazione in merito sul blog te ne sarei veramente grato. Io abito a Battipaglia e ne vorrei approfittare per esserci

  4. rossella

    In verità io credo fortemente che il vero piacere si trova solo se si fà quello che si ama. Come diceva Toto “a prescindere”.
    Certo ci dovresti anche campare, ma poi finisce là. Se vendi, benissimo, ultrabene ma non vuol dire che devi venderti .Quello di cui parli oggi, si trova in ogni professione. Ma per te che aborri i compromessi diventa ancora più difficile da digerire.
    Però veredti dalla Bignardi sarebbe uno spasso!
    FOZZA FOZZA AMLOOOOOOOOOOO

  5. riccardo

    Libro accattato, quasi finito. che dire? E’ bellissimo! Invece un altro libro che hai consigliato ( e che ho comprato) rivelossi essere una merda. Non bisogna mai recensire i libri degli amici, secondo me. Aspetto il tuo secondo libro con impazienza, intanto mi finisco questo, poi magari lo consiglio anche agli amici.

    • amlo

      io recensisco i libri BELLI degli amici, che letto e amato. mi dispiace che tu non abbia apprezzato,(capita eh), ma devi sapere che a me dell’amicizia me ne fotte. se pensassi che un amico ha scritto un libro brutto magari non gleilo direi, questo sì, ma mi guarderei bene dal consigliarlo. Insomma, c’è ottima fede.

  6. dirty

    “è il sistema che non mi piace, mi fa sentire fuori posto. Tutto questo correre, questo affannarsi, questo vendersi o cercare di vendersi, è un colpo fatale all’autostima” hai descritto benissimo la sensazione di inadeguatezza che mi prende in questo mondo di merda dove si fa a che fotte per prima l’altro….venendo alle cose belle, invece, facci sapere tutti i dettagli della tua venuta a Cava. Io sono di Napoli e verrò con tutto il mio entusiasmo!!

  7. Pierpaolo Cavallo

    Io sono e’ Salierne, e cerchero’ di esserci lo stesso. Basta che mi accettino il passaporto alla frontiera…

  8. Fabio Trotta

    tu continua a scrivere intanto che fa bene a te e pure a nuje

  9. Alessandro Migliardi

    Ma il compito degli agenti o delle case editrici non dovrebbe essere questo, promuovere un artista che se ne dovrebbe fottere dell’aspetto commerciale? Se devo farmi la promozione da solo mi spiegate che cazzo ci stanno a fare?