La bruttezza non è obbligatoria.

Stamattina, per caso, ho acceso la tv mentre mi pigliavo il caffè, e dalle pubblicità ho scoperto che la stagione invernale è alle porte, e con lei quella televisiva, che ovviamente ha come capisaldi i talk show politici (la pubblicità di Formigli, con due bambini sotto il sole a trecento gradi di piazza Montecitorio e lui che dice: vogliamo una piazza pulita, è qualcosa di inesprimibile a parole). E insomma mentre spegnevo di corsa la tv, giuro che mi è venuto, sul serio, un conato di vomito. Non guardo queste cose da anni, ma anche un solo secondo riesce a riportarmi in gola le stesse identiche cose, le stesse identiche sensazioni. Perché sapete qual è la verità su queste trasmissioni?

Che sono brutte.

Non parlo di Formigli o di Telese o dell’amico de Renata, l’ottimo Floris. Non sto parlando di qualcuno in particolare, perché, tra l’altro non ce n’è bisogno.

Sono tutte brutte, nessuna esclusa. A prescindere dagli autori e dai conduttori, sono semplicemente brutte, e la bruttezza di una cosa è sempre oggettiva, e ricordatevi che non è bello ciò che è bello è bello ciò che piace è una frase inventata da quelli che si sentivano Orietta Berti. Uno con un disco dei Led Zeppelin a casa ste cazzate non le dice. Non è colpa loro, o meglio lo è, ma a monte, come si diceva una volta. Perché se fai una trasmissione dove ti metti a  discutere di che cosa ha detto Civati, e perché, e svisceri il problema con la Santanché, poi chiedi la serena opinione di Orfini, per poi far fare l’esegesi di Occupy Pd a Chiara Geloni, ma cosa cazzo vuoi che venga fuori? Il problema, cari amici dei talk show, è che voi fate condurre la trasmissione, dettare ritmi e temi a gente più noiosa e inconcludente di una riunione di condominio con l’ottuagenario che sbraita. Certo, poi ci mettete del vostro, che poi alla fine è sempre quello, e ve lo ricicciate l’un l’altro: er siparietto comico embedded e che non fa ridere, l’intervista alla famiglia de gggiovani precari che nun po’ paga’ er mutuo con sotto la musica di Piovani. Il risultato è che se mandate per sbaglio una puntata di tre anni prima non se ne accorge nessuno per almeno mezzora. Ed è per questo che non li guardo: non per il fatto che qui e là si leccano culi, ci si preoccupa di ingaggi. Siamo umani e in quanto tali deboli, poi io sarei sempre e comunque un pessimo pulpito. Ma la bruttezza invereconda no, quella non la perdono, non la voglio perdonare, è una questione di principio. Che il Pd e il Pdl prendano decisioni che influiscano sulla mia vita, è una cosa che non posso impedire, dato che questo è un paese di ritardati che si ostina a votarli. Ma che mi venga un colpo se permetto ai talk show di portare in casa mia, sotto il mio tetto, dove giocano i miei figli, le opinioni e i sublimi pensieri di Gianni Letta, Mario Monti o della Puppato e della Serracchiani.

Sciroppateveli voi questi campioni del pensiero, io mi guardo un’altra volta Il Padrino.



7 Commenti

  1. rossella

    neanche una vagonata di malox riuscirebbe a mitigarne l’effetto.

  2. lucianozz

    Se l’ottuagenario che sbraita alle riunioni di condominio tenesse un blog scriverebbe più o meno le cose che scrivi tu.

  3. lucianozz

    E accontentiamoci di questo, va’
    ;)

  4. Giordamas

    E qua sei un grande! sono d’accordo su tutto.
    P.S.: Lo vedi, non sono prevenuto: è che quando mi pari che dici cazzate, te lo devo di’. Poi ci sono le situazioni “mezzo-e-mezzo”, ad esempio “Lando e basta”. Mica ci hai torto, ma mi pare che l’elogio del Buzzanca fosse un tantino esagerato: Buzzanca è stato un validissimo attore che ha fatto film buoni e non banali, ma non è che sia mai stato Marlon Brando in “Fronte del porto”, ecco tutto.