Una femmina al Quirinale.

La mia strafottenza nei riguardi della politica ha ormai raggiunto vette inenarrabili: ovviamente parlo della politica da talk show e da arguti editoriali. Ecco, di quella me ne fotto alla grande: non c’è assolutamente nulla che possa fare al riguardo se non indignarmi e annoiarmi, e francamente sono due cose che tendo a risparmiare a me stesso, con buona pace di quelli che si sentono informati dalle chiacchiere di D’Alema o dalle uscite di Salvini. A me, questa gente, non ha proprio nulla da dire. Combatto le mie battaglie per iscritto, al meglio che so e che posso, e già lo trovo estenuante.

Eppure, mi appassiona il dibattitto sul nuovo presidente della Repubblica, e vi spiego perché.

Sappiamo già chi lo sceglierà, e perché: tutte cose per le quali, appunto, non possiamo poi far molto. Anzi, non possiamo proprio fare un cazzo. Ecco perché so già che il successore di Napolitano non suciterà in me un particoalre entusiasmo. So da quale mazzo di carte viene, e so perfettamente cosa mi posso aspettare da lui, come per il suo predecessore. Eppure, c’è una scelta che temo più delle altre: quella che stavolta Renzi si giochi la carta più giusta per lui, vale a dire un presidente donna, una presidentessa, una presidenta o come catenazzo le nemiche della lingua italiana sotto forma di femministe decideranno di chiamarla.

Perché, dal mio punto di vista, una donna al Quirinale sarebbe una mazzata per la nostra cultura: una di quelle dalle quali non ci si riprende. Mettiamo che facciano presidente Giuliano Amato, per fare un nome a caso. Si scatenerebbe una canea: ridicola, scontata, ma salutare. E’ stato consigliere di Craxi, lo ha tradito, ha messo le mani nei conti correnti, prende mille euro al giorno di pensione. Partirebbe il teatrino, ma c’è di buono nel teatrino che lì, almeno, Pulcinella ha libertà di muoversi sul palcoscenico, per quanto piccolo.

Immaginatevi invece l’equivalente di Giuliano Amato, però femmina.

Ugualmente, e giustamente,  criticabile, ma, di fatto: santa subito. Immaginatevi Renzi, le femministe da cortile, i giornalisti rattusi, la prima volta che tu apri bocca per dire sì, ma questa è una mezza scema.

Immaginateveli a gridare cos’hai contro le donne? Una donna è una donna, è una donna, è una donna!

Sarebbe il colpo di tacco, il sombrero di Renzi a chiunque si permettesse esercitare un qualsivoglia diritto di critica. Come ai tempi d’oro dei savianelli, quando se non ti piaceva una cosa detta da Saviano allora eri a favore della camorra. Anche se dicevi che Saviano non ne capiva di pugilato, eri un amico della camorra e un nemico dell’anticamorra. Così, se tirano fuori dal cilindro il jolly, se si giocano la carta femmina al Quirinale, siamo tutti fottuti. Nessuno potrà dire niente, anzi verremo sepolti da un mare di melassa, una coperta di stronzate finto femministe, che ci rimboccheranno ogni sera, calcandocela stretta sulla bocca per non farci più parlare. Perché se c’è una cosa che Renzi e i suoi hanno capito, da tempo, è che il sistema mediatico culturale, in Italia, non ha bisogno di essere comprato o censurato: basta dare in pasto a questi beoti due o tre stronzate per farli galoppare, e loro ti produrranno la più becera e soprattutto, più cretina delle propagande. Non mi secca più di tanto che mandino al Quirinale un uomo di potere: non mi aspetto che eleggano chi dico io, non sono così cretino. Solo, non so se sono pronto a sciropparmi la dose di olio di ricino sotto forma di puttanate sgrammaticate e stupidamente sessiste, la montagna di litanie vaginose che mi si rovesceranno addosso. Quindi, cara Presidente, Presidenta, o Presidentessa, come cazzo ve pare, glielo dico adesso, prima che la sua candidatura si materializzi: lei mi sta già profondamente sul cazzo.

Proprio in quanto femmina.



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