Respect.

Se c’era un modo di rendere gradevole, ai limiti del risibile, quest’antivigilia  di Natale, era una bella conferenza stampa a reti unificate, e devo dire che non sono rimasto deluso. Certo, mi sono sfrantecato le palle come se stessi leggendo due premi strega contemporaneamente, ma c’è sempre una cosa di buono quando ti metti lì a sentire questa gente: che li capisci. Perché, vedete, questi non fingono. Non ce la fanno, e comunque non gliene frega niente di fingere. Gli scappa la frizione, e si rivelano per quello che veramente sono: a patto, ovviamente, che si abbia voglia di farlo (cosa che alla stampa italiana manca del tutto, per mezzi intellettuali e per convenienza personale).

Nel siparietto di oggi l’attuale Premier (se potessero lo chiamerebbero Santità, o Sire, o Imperatore Della Galassia Sfaccimma) ha riservato una simpatica precisazione al precedente Premier: ha in sostanza ricordato di come ai suoi tempi si vantasse di essere molto ascoltato e rispettato in Europa. E per Europa intendiamo quel gruppo di persone particolarmente brutte, anziane, malmesse e non molto in buona fede, che si propone di rappresentare milioni di persone che tra loro, sia detto per inciso, si tengono sul cazzo. E insomma il Premier alto ha detto ma quando mai, quando il Premier basso si presentava in Europa tutti a darsi di gomito, a dire guarda guarda, è arrivato Scaramacai. E qui mi sono pisciato sotto dalle risate per la prima volta: perché io ho delle amiche che fanno così. Quando si fidanzano, parte la campagna denigratoria di quelle zoccole puttane gabinette con cui il loro lui si accompagnava prima di conoscere finalmente una donna seria. E lo ammetto, io sono un mezzo malato di mente, penso male proprio, però se quando parla un Premier a me mi vengono in mente le amiche mie, qualcosa non va: certamente nel mio cervello, per carità, ma forse un pochino nel discorso dell’Illustre Uomo Politico.

Perché poi ha continuato dicendo beh invece quando in Europa ci andavo io, ah beh, allora sì che erano attestati di stima, grandi pacche sulle spalle, inviti a pesca, offerta di grappini barriccati. Che stile, ragazzi, che stile. Mi piace molto questa cosa a te ti sfottevano a me no. Certo, io credo che un capo di stato debba misurare il suo lavoro da cose molto più superficiali e poco importanti, come l’andare in giro con la scorta: perché secondo me, se hai paura che la gente ti rincorra con la mazza, la stessa gente che tu amministri, non è che stai andando bene bene. E poi io sono un poveraccio, sono ancora del parere che il rispetto è come la fama, se ce l’hai davvero non devi andare a fare le conferenze stampa per spiegare che sei rispettato. Sei famoso perché la gente ti riconosce per strada, e sei rispettato perché la gente ti rispetta. Sono due concetti che se appena provi a spiegarli sei fottuto, perché nel momento stesso in cui dici io sono famoso fai una figura di merda. Vasco Rossi lo sa che è famoso, non lo vedete gridare per strada che è famoso: quello lo fanno le mezze calzette che vogliono essere famose.

Per quanto riguarda il rispetto, poi, la cosa, se possibile, è anche peggio. L’ommo ‘e rispetto, nella più ampia accezione del termine, è una personalità alfa talmente sicura di sé che mettere in discussione il rispetto è una cosa che non gli passa mai per la testa, quella è una cosa che lascia fare ai chiachielli: che si sbranino per chi deve venirmi a pulire le scarpe la mattina, tanto che sia io a comandare non si discute.

Solo che l’omm ‘ e rispetto aveva una peculiarità: lo era nei tempi e nei modi stabiliti, quando cioè  il rispetto andava meritato. Quando la gente che faceva affidamento su di lui sapeva che, quando c’era bisogno, lui c’era. Il fatto è che, con questi nuovi criteri, Schettino può vantarsi di essere un ottimo capitano, perché quando va ai convegni tutti lo salutano, ue’ Schetti’ comm’ sì bello! Ma quanto sì simpatico Schetti’!

E poi non lo so, ripeto, sicuramente sono io che sono fatto male, ma tutto questo parlare rispettano più me e meno te rivela un mostruoso senso di inferiorità, e più ti agiti, più vai incontro a figure come quella di Pellegrini che quando diventò presidente del club nerazzurro meneghino, si sentì dire da Agnelli valà che il nostvo cuoco si è compvato l’Intev.



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