Elena Ferrante ed io.

Sono contento che alla misteriosa Elena Ferrante sia concesso di partecipare al premio Strega. Che ci crediate o no, un libro della scrittrice contumace, I giorni dell’abbandono, l’ho anche apprezzato. E non ho niente contro il premio Strega, sempre a patto che non becchi un solo centesimo di soldi pubblici, sia ben chiaro. Un premio letterario ha il sacrosanto diritto di far partecipare chi vuole e quando vuole. Anzi, ha anche il sacrosanto diritto di cambiare le regole del gioco in corsa, come un ciccione che si alzi dal divano per farsi un toast provola e prosciutto ma che, arrivato in cucina, decida di optare per quel maritozzo avanzato del giorno prima. Anzi, ha il sacrosanto diritto, come il ciccione che alla fine decida che in fondo dopo il maritozzo si spara pure il toast, di far vincere chi cavolo pare a lui. Secondo me, chi critica il premio Strega e tutti gli altri premi letterari sbaglia, e di grosso.

Due sono le cose: o te lo danno, e allora o vai e ringrazi, oppure fai finta di niente e dici uh non mi è arrivata la mail,. Sempre però che tu non abbia brigato per ottenerlo: in quel caso stai zitto e fermo a sentirti rodere il culo. Ma se non te ne frega niente, beh, allora non te ne frega niente, possono premiare perfino Carlo Conti, giusto? Per dire, in Italia ogni anno si svolgono centinaia di concorsi ippici, al cospetto di svariate autorità e col mio implicito farmelo passare per il cazzo. Ciò non sminuisce i concorsi ippici in questione e, cosa ben più rilevante ai fini della mia sanità fisica e mentale, non attenta ai miei coglioni. Mi pare un win-win, come si dice adesso, che sta bene a tutti. Così siamo io e lo Strega, così siamo io e Elena Ferrante. Loro si premiano, la Ferrante scrive, io faccio le cosine mie, capace che se ci becchiamo in mezzo alla strada ci andiamo pure a pigliare il caffé insieme, ue’ comm’ stai, ttappòst? Ttapòst. Stabbe’.

Quello che non sopporto di tutta questa storia è altro. Riguarda il fatto che vogliano far passare la Ferrante per una povera outsider. Ecco, essere preso per il culo, questo no.  La Ferrante pubblica molto, vende benissimo (per cento anni, le auguro) e però te la trovi dappertutto, Inzaghi la fa giocare titolare nel Milan (e peraltro spesso è anche la migliore in campo tra i rossoneri), i giornali ne parlano tutti i giorni, su internet c’è più Ferrante che patana, e come diceva il mio amico Luciano De Caro, sono andato a comprare le mozzarelle da Di Lascio a Paestum, e in fila davanti a me stava Elena Ferrante.

IL fatto è che non mi potete scassare il cazzo tutti i giorni con Elena Ferrante per poi trattarla come una povera reietta. Sta sempre in mezzo: bene, so’ contento. Ma per cortesia smettetela di fare le vittime voi e la povera  Elena. Che sarà pure geniale, ma sottovalutata no, visto che a sentire scrittori critici e giornalisti è più o meno Dickens e King messi insieme, però pure bona. Non è una outsider. Non è sottovalutata, e chiaramente non è una fuori dai giochi, se sta sempre perennemente in tredici e in ogni singolo mazzo di carte della penisola, per cui il giochino di inventarvi il ribelle nel gruppetto vostro non solo non funziona, vi rende anche abbastanza ridicoli.

Smettetela, lo dico per voi, fate ridere. Siete come quelli che chiamavano i Decibel di Ruggieri, un gruppo punk.

Nel 1980. A Sanremo.



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