Pensavo fosse un libro invece era Natangelo.

Io schifo i giovani e schifo i fumetti. Non parliamo dei fumetti dei giovani, che fanno talmente schifo che adesso si chiamano graphic novels: nessun fumetto serio accetterebbe di farsi chiamare graphic novel, non fosse altro che per timore di venir chiamato ricchione a gran voce dai vecchi albi di Tex. Capirete dunque quanto mi costa recensire un libro a fumetti scritto e disegnato da un giovane. E quanto mi costa dire che non leggevo un fumetto così bello da anni. Mario Natangelo, in arte Nat, è l’unico che mi fa sinceramente ridere, è l’unico che leggo con ansia. A parte Giannelli e Staino, ma lì è per vedere che cosa son riusciti a farsi pubblicare e pagare, è un’arte particolare. Invece Nat ha preso l’arte del pupazziello (puro Paz, ma senza mai copiare Paz) e l’ha portato nelle vignette. Mentre noi vecchi satiri annaspiamo sulle stesse battute da trent’anni, Nat se ne esce con un teatrino di cretinerie che non leggevo dai tempi di Paz e Pert, solo che lì Pazienza giocava facile, con la figura di Pertini. Nat, maledetto, ci riesce con Bersani (il mio preferito in assoluto), con Renzi, con Napolitano, con Letta capa a televisore: gente, diciamo così, non memorabile, e li sto pure trattando.

Il libro si chiama Pensavo fosse amore e invece era Matteo Renzi. Ed è un gran bel fumetto. Gran bel. Non una graphic novel, non una raccolta di vignette. E’ un libro.

Ed è pure scritto bene. Il maledetto Nat racconta gli ultimi anni della nostra storia politica riuscendo a renderli interessanti e perfino divertenti, e provateci voi a  rendere divertente Matteo Renzi, se siete capaci. O Napolitano. Non c’è un cazzo da ridere, ma Nat fa ridere uguale. Fa ridere quando sfotte Scanzi, fa ridere quando mette Travaglio in una gag eccezionale, fa ridere e basta. Perché è bravo. E il fatto che sia molto bravo si vede quando racconta scampoli della sua vita privata (vera o falsa che sia non voglio saperlo, l’uomo Natangelo nasconde oscuri segreti da tutti intuibili): non è intenso come Pazienza solo perché, a differenza di Pazienza, non è un tossico, ma è l’unico che lo ricordi, per leggerezza e mancanza di luoghi comuni sulla sua generazione, probabilmente la più noiosa, frignona e omologata degli ultimi otto secoli.

Insomma, è un libro da comprare. Io l’ho letto in pdf, che l’avarerrimo autore mi ha passato per risparmiare una copia cartacea, ma lo comprerò giusto per dargli uno schiaffo morale. E per rinfacciarglielo la prossima volta che lo vedo.

P.s. Nat, siccome che ti ho trattato troppo bene, elenco alcune tue definizioni. Usale a tuo piacimento o dalle da gestire a Dario o a DiBla. Sapranno farne buon uso: invertito, omosessuale, pederasta, travestito, diverso, zia, culattone, checca, culo, finocchio, orecchione, frocio. BUU BUU.



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