Reclamo il mio diritto.

Non sto qui a dire che ogni singola vittima innocente debba essere pianta, in Francia come in Medio Oriente: basta, mettere le mani avanti, chiedere scusa al pensiero dominante. Le cose ovvie sono, appunto, ovvie. Rispetto chi ritiene opportuno ribadirle mettendosi la bandiera francese sulla foto profilo: figuriamoci se mi metto a rompere i coglioni a chi cerca, come può, di manifestare il proprio cordoglio, che personalmente condivido, anche se non mi piace farlo in pubblico. Quello che non mi piace, che non condivido e che anzi combatterò sempre, è questo mare di melassa patriottarda occidentalista da una parte e giustificazionista dall’altra. Dei terroristi, di gente che entra in un bar e spara, che vuoi dire, oltre che augurargli che il loro dio esista e che li punisca come meritano? Solo questo. Ma inneggiare al mondo occidentale, al patriottismo d’accatto, alla nostra presunta e sbandierata libertà, alla nostra cosiddetta superiorità culturale e morale, come dire: questa gran cippa di cazzo.

Hanno ammazzato gente come noi. E’ un dolore che vi garantisco personalmente lancinante, ma questo non fa di noi uomini liberi in una società superiore, moralmente o culturalmente, perché non lo siamo. Quello che mi rifiuto di fare è accodarmi al gregge, a qualunque gregge, da quello che se smettessimo di bombardare (non sono affatto convinto che la cosa sia così automatica, anche se almeno ci renderebbe più umani e meno assassini) a quello rabbioso dell’ammazziamoli tutti.

Agli esaltati che in questi giorni vantano una nostra presunta superiorità morale e sociale ricordo non quello che facciamo a loro, ma quello che facciamo a noi stessi. Ci facciamo dettare la linea dai preti (dai preti) su aborto, diritti civili, adozioni, aborto, perfino pillola del giorno dopo per poi vantarci se chiamiamo ministra invece che ministro una messa lì dall’alto. Paghiamo i nostri imam perché insegnino, nella scuola pubblica, che il mondo è stato creato in sette giorni da un signore con la barba bianca, e ci vantiamo di essere una società evoluta. Togliamo, non agli afgani, non ai palestinesi, ma al nostro cosiddetto popolo, alla nostra gente i più elementari diritti: la casa, un lavoro decente, cure mediche ed educazione gratuite, lasciamo che la gente muoia di fame per le nostre strade ma chiamiamo selvaggi solo i terroristi. Che sia chiaro, non sono selvaggi, sono peggio: sono come noi.

Il motivo per cui maledico i terroristi è lo stesso che mi obbliga, come essere umano, a maledire questa società occidentale e i suoi abbietti, infami valori: la corsa al danaro, la legge del più forte, il disprezzo per la cultura, l’odio verso chi è debole, la rabbiosa ottusità intellettuale. Dice, ma noi siamo liberi. Di farci licenziare quando pare a loro, siamo liberi. Di levare i soldi dalla sanità per dirottarli verso missioni di pace in cui, guarda caso, muore gente innocente come quei poveracci che sono caduti a Parigi. E che chiamiamo eroi per farci forti, e invece sono vittime, perché l’eroe sceglie di esserlo, di sacrificare la propria vita, e loro invece volevano solo bere una birra o ascoltare un po’ di musica. Ma noi abbiamo bisogno della mistica eroica, come loro hanno bisogno di chiamarsi martiri quando si fanno esplodere tra gente innocente, suicidandosi come stronzi loro, e martirizzando altri. Mi rifiuto di lasciare ai cani il dolore e il cordoglio, perché gonfino i loro petti da tacchino: pretendo che i morti non siano scudo alla vostra volgarità umana e alla vostra innata cattiveria.

Reclamo il mio diritto di piangere da solo, ben lontano dai lamenti sguaiati delle iene.



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