Poetesse ingiustamente scanosciute

Emeljana Wiloslawa. Poetessa polacca nata a Napoli, Tel Aviv e Varsavia. A tre anni compone la sua prima poesia dal titolo Oswier Frtsxz Ktowder (mamma devo fare la cacca) che le vale lo schifo della cultura mondiale e un enorme successo in Italia. A sedici viene minacciata dalla terribile camorra polacca di Cazàl di Olsztyn che però si ritra in buon ordine quando la giovane ma ardimentosa lirica li minaccia di recitare alcuni suoi endecasillabi sciolti. A soli diciotto anni si sposa con tal Yuri, un moldavo sempre ubriaco: la giovine tenta con tutte le sue forze di fargli perdere il terribile vizio, e ci riesce. La sua vittoria segnerà però la fine del suo matrimonio; infatti Yuri, nel suo primo secondo di sobrietà, si rende conto di che infame cesso rompicoglioni e supponente ha sposato ed emigra in Russia, si dichiara fascista e, felice, viene deportato in Siberia. Tuttavia Emeljana conserva ancora un’anima romantica: scrive infatti a numerosi intellettuali franscesi. Famosa la corrisponzenza con Sarte, che Gallimard pubblicherà col titolo Brutta stronza, smetti di rompere i coglioni, e quella con Camus. Toccante il passaggio in cui le scrive signora, le sue poesie fanno veramente schifo al cazzo, provi in Italia, là veramente pubblicano la qualunque. Pare avere miglior fortuna con Simenon, noto rattuso, sebbene anche lui vacilli quando lei gli invia una foto osè; sembra però che gli abbia ispirato la figura maschile di Maigret. Nel 1966 l’Italia la candida al Nobel, all’Oscar e allo Strega, tra le risate dei popoli civili.

Muore finalmente nel 1989. Il suo corpo giace sepolto nelle Masurie, in attesa di qualche scalzacane italiano che la riscopra.



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