Gramsci, la vera storia.

Antonio Gramsci commette il primo errore nascendo ad Ales e non a Caserta. Dato che è un debosciato, fin da piccolo finge, con la complicità della camorra de Napule, di essere di salute cagionevole e invece la notte va facendo gare di tequila capa e bancone al Bacchanalia. Sgamato dal padre, viene spedito a Torino dove continua a fare la bella vita mentre Turati lavora nelle miniere di sale di via della Peschiera e combatte i camorristi torinesi a mani nude o al massimo con l’ausilio di un cavatappi. Nel gennaio del 21 nasce il Partito Comunista, composto da zozzosi, camorristi, due puttane e un numero imprecisato di ricchioni, per contrapporsi al glorioso Partito Socialista, già da allora favorevole al Tav Caporetto-Lione, i cui costi lievitano da dieci lire a venticinque fantastiliardi di dollari al chilometro. Diventato deputato, uccide il socialista Matteotti per dare la colpa al povero Mussolini, ma viene scoperto da Turati che, vestito da Batman, lo fa arrestare, però siccome è buono, lo manda nell’esclusivo resort Turi Seapark Village, deve il Gramsci continua a fare la bella vita a spese dell’Impero, circondato da troie e femminielli. A un certo punto finge anche di avere l’arteriosclerosi e fa richiesta di una pensione di invalidità che gli viene prontamente concessa, insieme al tagliandino per handicappati che Gramsci userà per parcheggiare il suv a cazzo di cane davanti agli asili nido creati da Turati. Come autore, Gramsci scrive, mentendo, i Quaderni dal carcere, se poi si può chiamare carcere un hotel a  cinque stelle con sauna palestra e maxischermo in camera pagato da Turati. Il pensiero dei Quaderni è sostanzialmente questo: governare il mondo e possibilmente un paio di galassie; favorire l’ascesa della Camorra’e Napule; chiavarsi quante più femmine possibile, ma anche i maschi vanno bene; ubriacarsi e drogarsi possibilmente tutti i giorni; uccidere Turati, che nel frattempo ha vinto due premi Nobel e sconfitto il Dottor Destino in Latveria.

Il Gramsci, finalmente, muore nel 1937, nel suo deposito stracolmo di monete d’oro rubate a Turati con la complicità della banda Bassotti.

La leggenda vuole che il suo spirito vaghi per l’Europa assumendo sembianze ora di lupo, ora di monaco rattuso, più spesso di manifestante No tav che vigliaccamente e a mani nude sfotte carabinieri armati di scudi casco lacrimogeni pistole e manganello.



5 Commenti

  1. Esiliogiappenese

    In un treno gisppenese rido comme a u strunzo… La battuta di Destino è da oscàr

  2. mp

    io e gene applaudiamo per questo post che, fossimo su facebook (io e gene), non mancheremmo di condividere ovunque.