Criticare Garibaldi.

Ormai si è capito che esistono due informazioni diverse per due mondi diversi: quella dei media in generale (molti dei quali abbondantemente foraggiati con denaro pubblico) e quella che gira in rete; che non è assolutamente immune dagli stessi difetti dei media tradizionali, ma ha qualche vantaggio. Per esempio, alla comunità offre un servizio gratuito, ripeto gratuito. E poi, fornisce una gran quantità di opinioni e punti di vista, non sempre ma spesso di qualità nettamente superiore a quella dei signorini grandi firme. Per questo leggere i giornali o guardare i tg è inutile. Ogni tanto però becchi qualche link e te lo vai a leggere, così, per ridere un po’. Uno è questo, di Antonio Pascale su Il Mattino.

Che dice, testualmente: le accuse a Saviano non sono di natura squisitamente letteraria, quasi mai, riguardano proprio la questione «divulgazione dei fatti», a tutti noti ma, appunto, di cui è meglio non parlare, altrimenti si rovina l’immagine del Sud.

Ora, a parte che a rovinare l’immagine del Sud ci pensa, da sempre, il Sud stesso anche e soprattutto tramite i suoi politici e i suoi intellettuali, ma poi, non per dire, ma non è che le critiche a Saviano, se non riguardano la pura questione letteraria, diventano necessariamente accuse. La gente normale, ora che arriva l’ora di pranzo, è già stata criticata una trentina di volte: dalla moglie, dal marito, dai figli, dai professori, dal barista, dai passanti: succede, nel mondo reale, che qualcuno non sia d’accordo con te, a dispetto dell’alta opinione che tu hai di te stesso. Senza però che le critiche diventino accuse. Capisco che la velocità con la quale le une possono venir scambiate per le altre aumenta proporzionalmente al tasso di vittimismo dell’interessato, ma insomma, la gente normale lo sa che può aver detto o fatto qualche cazzata. E non tutti si sentono accusati se un amico gli dice neh ma come cazzo ti sì vestut’ stammatina?

Poi, nello specifico: le critiche a Saviano, quelle che leggo e quello che mi permetto di sollevare anch’io, non riguardano MAI, come scrive Pascale,  la questione «divulgazione dei fatti», a tutti noti ma, appunto, di cui è meglio non parlare, altrimenti si rovina l’immagine del Sud. Ma quando mai? Che io sappia, Saviano viene criticato (non accusato, criticato, come tutte le persone normali), quando prende posizioni ambigue, come il firmare appelli contro il suo stesso editore, oppure esaltare l’operato di un ministro che fa parte di un partito, diciamo pure controverso, o anche scrivere articolesse di una banalità sconcertante, o dimenticarsi che i palestinesi muoiono esattamente come gli israeliani. Certo, viene criticato (e anche sfottuto, diciamolo) anche perché, per quanto colto e informato, non è umanamente possibile avere un’opinione interessante su qualunque argomento dello scibile umano, dal fumetto alla boxe ai necrologi.

Succede. Nel mondo reale, può capitare di essere derisi, criticati, sfottuti. Nessuno di noi poveri stronzi se ne fa un problema: abbiamo imparato a piegarcela a libretto e andare avanti.

Certo, puoi anche decidere di non accettare le critiche, ma da dove vengo io (che è vicino al posto da cui vengono Pascale e Saviano), quando ti criticavano la cosa migliore era l’autoironia, sennò si passava a qualcosa di molto peggio delle accuse: la presa per il culo.

E non è divertente, credetemi. Sono meglio le accuse.



Un Commento

  1. bowen

    solito sconforto aggravato dalla prevedibilità simpaticamente mediterranea — tutto quello che avevo letto di Pascale mi era piaciuto, e non lo pensavo tipo da uscirsene con simili scarole. immagini rovinate, eh? medice, cura le tue ipse figureecazzo.

    poche storie: salvi Bianciardi, Mosconi e Petri, l’Italia è un deludente deserto.