Ma che ce frega.

Stavolta ve la faccio breve, brevissima. Leggevo questo interessantissimo post su un blog del Fatto quotidiano. Scritto, benissimo, per carità, da Bruno Tinti che, come recita il suo sottotitolo, è magistrato e scrittore. E insomma il magistrato scrittore dice che aho’ e l’Imu la dovete da paga’, dalla Nato nun se po’ usci’, e li taji de spesa ambe’ se deve da vede’, e usci’ dall’euro nse po’ e insomma pagate e nun state a caca’ er cazzo. E conclude (giuro), così:

Si parva licet componere magnis, come lo capisco il povero Monti!

Bello, er latinorum.

E così, mi è venuto da pensare a quanto prende a fine mese er maggistrato barra scrittore, a quanto entra in tasca al povero Monti. E mi è venuto anche da pensare che, porca troia zozza puttana mignotta, avessi trovato UN salariato che la pensa così. UNO. MA DICO UNO. Voi dite, sarà che i ricchi son più propensi a pagare tanto a loro l’Imu gli fa il solletico?

Io dico di no: so’ i poveri che so’ stronzi, ignoranti, e non vogliono salvare il paese.

Apposta so’ poveri.



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