Il primo sorso affascina, il secondo vuommechi.

Fa caldo, ma mi si chiede a gran voce una mia opinione sul premio Sdrega di quest’anno. E la mia opinione è la seguente: ma guarda un po’.

Questa è la mia opinione: ma guarda un po’.

Niente di più, niente di meno. Più o meno come guardare il curling alle olimpiadi invernali. Tu li osservi e dici ma guarda questi che stanno facendo, che cosa curiosa: non li odi, non li trovi antipatici (nemmeno simpatici), ma sai che rispetto a te stanno su un altro pianeta. Vivono un’altra vita, hanno altri valori, pensano in modo diverso da te. Lo so che dovrei odiarli, che questa nomenclatura intellettuale sta abbassando il livello del nostro paese, ma non ci riesco più, davvero. Li vedo per quello che sono. Gente che lavora in aziende che devono vendere un prodotto, bello o brutto non sono neanche cazzi miei. Come quando ero giovane: a Sanremo non vinceva più Al Bano ma i Jalisse che pezzottiavano i Roxette, ma tanto a me facevano cacare tutti e tre e poi era appena uscito London  Calling, figuriamoci. Ho letto un po’ di resoconti e certo, la cosa che dice tutto è la presenza, in quel posto, di gente come Romiti e Tremonti, e mi è venuto in mente Natale in casa Cupiello, quando il padre dice: ma come, non ti piace il presebbio? Quello è una cosa religgiosa! E il figlio, poco convinto, una cosa religgiosa con l’enteroclisma dietro? E manco mi fregano gli articoli, mi dispiace dirlo, come quello di Paolo Nori, che gioca un po’ troppo a fare quello fuori dal coro e poi scrive è la seconda volta in pochi giorni che mi trovo in un posto insieme a Paolo Mieli. Dal mio punto di vista, se in pochi giorni ti trovi due volte insieme a Paolo Mieli, sei ufficialmente in quel mazzo di carte: solo che hai meno soldi di Paolo Mieli. E per quelli che ogni volta che apro bocca dicono eh ma tu sei invidioso, non posso che rispondere, come sempre, che la mia invidio la riservo tutta a ben altra gente. Invidio i soldi di Bill Gates, il fisico di Dennis Rodman, il cervello di Stephen King, il fascino di Paul Newman. Sono un invidioso professionista e professionale, io. Mi dispiace per voi, ma il novanta per cento di questa gente guadagna meno di un farmacista o un notaio, somiglia parecchio a Lino Banfi e scopa meno di Fabio Volo.

Come me. Solo che io ho la grande fortuna di non andare in posti dove posso correre il rischio di incontrare Romiti, Tremonti e, per ben due volte in pochi giorni, Paolo Mieli.

Non è poco, ragazzi. Non è poco.



5 Commenti

  1. mp

    la vado cercando.

  2. l’errore alla base è della gran voce che ti chiede un’opinione in merito ad una cosa che non richiederebbe un’opinione