Caro Amlo, bla bla bla.

Ogni tanto, ve ne dovete fare una ragione, vi tocca un post nel quale purtroppo tocco incidentalmente i cazzi miei: che poi però tanto miei non sono, come vedrete. Lo spunto è che che mi scrive un’amica nei commenti, facendomi anche una serie di complimenti esagerati, una vera manna per il mio povero ego, perché  tu non puoi (vuoi?) incontrare chi ti stima e apprezza quello che scrivi? Ora, è vero che abbiamo fatto una presentazione l’altra sera al N’importe quoi, a Roma, ma è anche vero che questa libreria, che tra l’altro vi invito a visitare e sostenere, è una vera e propria perla rara, un po’ come Librido a Napoli.

Mi spiego.

Io, come molti di voi sanno, ho pubblicato Statti attento da me con una piccola e neonata casa editrice, la Roundmidnight, e se stare con dei giovani e semisconosciuti editori ha degli indubbi vantaggi per la mia pressione (nessun tentativo di editing, discussioni sui soldi che si esauriscono in due secondi, stima e rispetto reciproci), la cosa ha indubbiamente dei risvolti negativi sul piano commerciale. Innanzitutto la distribuzione: per scelta, Roundmidnight ha deciso di saltarla, cioè di rivolgersi direttamente ai librai: il che, capirete, è una scelta ottima sul piano etico (anche per voi lettori, che pagate un libro di quasi 500 pagine soltanto dieci euri), ma pessima perché comporta una fatica atroce, cioè non hai visibilità, i tuoi libri si trovano solo in certe librerie e non in altre, e quindi uno che voglia comprarsi un libro mio deve fare tre volte più fatica di un lettore, che so, di un autore Mondadori. E siccome già i lettori miei non è che siano folle oceaniche, capirete che metterli pure alla prova è un grosso rischio. La gente, giustamente, si caca il cazzo di girare e sbattersi per darti i soldi e leggersi le cose tue, e io non posso certo dargli torto, che qua ognuno sa i fatti suoi. Anche se, e lo devo ammettere, le librerie un po’ più grandi, quelle che prima ci rifiutavano, adesso si sono accorte che il libro vende, che alle presentazioni la gente viene e non si rompe il cazzo come in quelle che organizzano loro, hanno cominciato a chiedere, ma non è che? E vengono regolarmente mandate a fare in culo, perché adesso è tardi, il vostro mestiere lo dovevate fare prima: sono buoni tutti a chiedere il libro all’editore quando i clienti te lo vengono a chiedere e tu non ce l’hai, perché quando te l’abbiamo proposto hai detto per carità, non scherziamo. E adesso, quindi, le grandi librerie si fanno in culo, con mia grande soddisfazione.

Però. Anche le piccole librerie mica scherzano, quanto a stronzaggine. Esempi concreti: il libro vende. Non ve lo dico per bullarmi, ma per farmi capire: cioè, la libreria si accorge che il libro vende. Si informa, chiede, si rende conto che alle presentazioni la gente viene, e non si tratta di amici e parenti precettati tramite ricatto, ma di persone che muovono il culo e vanno in libreria perché la cosa gli interessa. Esattamente il tipo di persone che, se io fossi un libraio, pagherei per avere nel mio locale: gente che compra i libri, gente seria, e per di più, gente che mi fa guadagnare. Quindi, cosa fanno questi acuti imprenditori? Chiedono al mio editore l’affitto della sala per la presentazione. Cioè, noi vi forniamo un libro che vende, sul quale, grazie alla mancanza del distributore, prendete più soldi, e voi volete organizzarne una presentazione, alla quale noi porteremmo un bel po’ di gente, facendo pagare noi? E sapete quanto, gli hanno chiesto? Dai trenta ai cinquanta euro. Non mille: dai trenta ai cinquanta, come na zoccola di strada. Così, giusto per farsi pesare per miserabili. E anche questi vengono mandati affanculo a passo di carica, perché essere piccoli e poveri non significa essere stronzi.

Poi. Ci sono le librerie che scrivono direttamente a me. Caro Amlo bla bla bla bla ci terremmo tanto ad averti qui da noi siamo una realtà bla bla bla compagni bla bla bla, e io dico occhei vengo, con piacere. Però chiedo viaggio e alloggio, perché rimetterci i soldi che non ho non è una politica astuta, e poi perché personalmente penso che le presentazioni, l’autore, dovrebbe farsele pagare. Ma questo è un altro discorso. E allora parte la pittimiata ma io sono piccolo bla bla bla, non ho una lira bla bla bla, il viaggio te lo dovresti pagare tu e l’albergo pure bla blabla e anzi portati pure un panino in più per noi compagni bla bla bla. Allora io che faccio? Vado a guardarmi il sito della libreria poverella bla bla bla. E scopro che organizza un sacco di presentazioni con autori famosi che conosco personalmente, che non portano più di venti persone, tutte obbligate, e che se non gli paghi non dico il viaggio, ma anche il ristorante come si deve, il tassì e il caffè manco ti rispondono alla mail. E allora io prendo e entro due secondi spedisco la lettera standard di mandata a fare in culo (credeteci, ho una serie intera di modelli di lettera vafanculo a mammeta).

E finalmente rispondo alla domanda della mia amica: quando posso, per quanto non mi piaccia tanto stare in mezzo alla gente, le presentazioni, alla fine, le faccio volentieri. A patto che non mi tocchi, come sempre, far bene a una mappata di stronzi che si inginocchia davanti ai ricchi e cerca di metterlo a quel servizio a me. Ma certa gente, se non la metti in ginocchio tu, ti morde, e allora giù, a cuccia, bestia.



10 Commenti

  1. rossella

    Un copia ed incolla delle lettere di risposta potrebbe essere una buona idea per il prossimo libro.
    Baci scrittore e ti comprendiamo e condividiamo.

  2. Eugenio

    Secondo me pubblicando la compilation completa di modelli di lettera “vafanculo a mammeta” faresti un fottio di soldi

  3. Fra

    Caro Amlo, ti seguo appassionatamente da un bel po’. Leggendo questo post mi vengono alcune considerazioni. Collaboro con una piccola libreria indipendente e ti posso assicurare che le piccole librerie le presentazioni non le pagano: non possono permetterselo. Non pagano niente, se non, raramente un biglietto del treno (non frecciarossa o simili). E, al massimo, offrono una cena, se sono signori e non cafoni. Per il resto, anche quando viene l’autore della grande casa editrice, non cacciano una lira (questo sempre se sono piccole librerie indipendenti, se parliamo di catene già il discorso cambia), e, ripeto, non potrebbero nemmeno farlo. Se volessero pagare un gettone di presenza diciamo di 150-200 euro, non rientrerebbero nelle spese nemmeno vendendo 50 copie del suo libro, e ti assicuro che, sempre in una piccola libreria, se una presentazione va bene, ma bene, si vendono massimo 12-13 copie, di tanto in tanto si supera di poco la quindicina. E’ ovvio che l’autore non può rimetterci di tasca propria, e allora? Be’, allora quando la distanza è troppa semplicemente non va, se è poca e il gioco vale la candela… 

    • amlo

      ma infattio io faccio le debite differenze. c’è chi, ma non tutti, i soldi non li ha davvero. io lì ci vado eccome.

  4. dirty

    esauriente risposta!! e come non condividere e comprendere quello che dici!! beh vorrà dire che aspetteremo l’”occasione”…intanto ti leggiamo….il che è già molto, visto il piattume dilagante!! Tu, però, informaci sulle tue “uscite pubbliche”!! magari siamo nei paragi e, se c’è la possibilità, ti veniamo a stringere la mano!! ;)

  5. anduoglio

    Ma alle presentazioni ci sta la possibilità appizzarsi a qualche sessantenne, residuato degli anni che furono?

  6. Grazia

    Carlo Amlo, ma si può comprare il libro dall’estero ? 

  7. Michele

    Io tempo fa me lo feci mandare dalla feltrinelli; non ho idea se sia ancora possibile

    • amlo

      no, non lo è più. ma il mio editore è in genere molto disponibile e di solito spedisce anche all’estero