A botta di bucchini.
Chiariamoci: per me, pompinara, non è un’offesa. Anzi, l’unica volta che ho usato la parola pompini (in realtà il termine esatto era bucchini, come si dice a Salierneee), l’ho fatto accusando (senza averne la prova, peraltro) una tipa di non essere capace a farli. Lei, giustamente, si offese ( e io ne fui contento, era esattamente quello che volevo fare: offenderla), e la cosa finì lì. E ancora: se c’è una cosa che trovo rivoltante, molto più rivoltante della battuta sessista, è la volgarità delle quote rosa, in base alle quali tu stai lì perché hai la patana, e chi se ne fotte se sei una subnormale e passi davanti a uno bravissimo che però è colpevole di avere un cazzo tra le gambe: questo, lo trovo rivoltante, oltre che controproducente. Così come trovo rivoltante che ci si metta a strillare come papere ogni volta che scappa un insulto a sfondo sessuale. Intendiamoci, non lo farei mai e non mi piacciono nemmeno, e chi mi legge lo sa: ma solo per buona educazione. Solo che capisco che l’insulto, quando scappa, debba essere, appunto, insultante. Poi, se alla vostra età non avete ancora imparato a rispondere a tono agli insulti, è meglio che cambiate mestiere: tutti, dai politici ai giornalisti. Ve lo dice uno che riceve insulti quotidianamente e che cerca con tutte le sue forze di non insultare mai nessuno. Non in pubblico, almeno. L’insulto, se è fatto bene e con classe, va fatto a quattr’occhi, se no, per come la vedo io, è solo una sceriffiata da paese, una piazzata qualsiasi, e a me le piazzate non piacciono.
Detto questo.
Sapete cosa penso quando vedo un (o una) giornalista semianalfabeta che sputa sentenze in tv, un (o una) conduttrice buona a nulla, un (o una professore universitario palesemente incompetente? Che è arrivato (a) lì a botta di bucchini. E, per quanto possiate pepetiare, ho ragione io. Se vedi un cialtrone che sta dove non dovrebbe stare, ci è arrivato a botta di bucchini, Che poi siano bucchini reali o metaforici, a me poco importa, io quello penso. E ho ragione. Una volta eliminato l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità, diceva Holmes, ed è esattamente così. Se qualcuno riuscisse a spiegarmi perché mai una bestia incompetente debba occupare una posizione di rilievo, per quali meriti nascosti sia arrivata lì, sarò ben lieto di cambiare opinione. Fino ad allora, mi riservo di pensare che io so ma non ho le prove. Perché non mi servono: una volta che ho capito che sei arrivato lì a botta di bucchini, non solo non mi serve sapere nient’altro, ma nemmeno m’interessa dirti che che fai i bucchini per restarci. Mi limito a prendere atto della cosa: io lo so, tu lo sai, la cosa è chiara, per quanto implicita. Quello che non sopporto, del politically correct imperante, è che si tratta di propaganda pura: cioè, una volta che abbiamo messo in chiaro che non si chiama una persona pompinara (non fosse altro che perché non è buona educazione), è che, una volta finito di strillare, non si cerchi di individuare una volta per tutte i pompinari e le pompinare e rimetterli al posto loro: cioè per strada, a ciucciare per trenta euro.
Il problema non è soltanto che qualcuno chiami qualcun altro pompinara (o). Il guaio è che i pompinari ci sono eccome. Stanno lì, in agguato.
E, a botta di bucchini, manderanno a capa sotto il paese. E vi dirò che andare a capa sotto, però in modo politicamente corretto, non cambia la realtà delle cose.
Quando arriveranno i Cavalieri dell’Apocalisse io griderò ocazzoporcatroiaputtana: almeno non farò la figura di merda di andarmene gridando perdincibacco.
*Prima che cominciate a insultare: non so nulla delle polemiche di questi giorni. Non conosco i nomi delle persone coinvolte e non mi interessano nemmeno. Non sto parlando di fatti di cronaca. Io non parlo mai di fatti di cronaca a meno che non lo faccia esplicitamente. Questo post parla dei pompini come categoria dello spirito. La gente non mi interessa. Manco un po’.
Eh Eh fenomenologia del blow job.
Artane sì struz ?
Struz ce lo dici a soreta.
calmini
Scusa Amlo ma struzz non me lo aveva detto mai nessuno…(strunz invece si) (:
hahahhahahahhahah
A proposito di quote rosa, esiste anche la quota “portatori di handicap”. Proprio giovedi sono tornato a Napoli perchè avevo la carta di identità da rinnovare. Vado alla sede in via dei tribunali.
Sembrava il film Freaks. Usciere zoppo, quello che distribuiva i numeri della fila con qualche menomazione mentale visto che aveva la fronte alta due centimetri, impiegata disabile con un la mano attaccata alla spalla, cassiere cieco o semicieco (giustamente a fare il cassiere lo mettono) visto che aveva le lenti a butteglia e sopra alle lenti una specie di microscopio per leggere i documenti e controllare i soldi. Fatta la carta d’identità vado a chiedere un’informazione su uno stato di famiglia e mi ritrovo allo sportello una persona con evidenti deficit mentali, che farfuglia qualcosa di incomprensibile poi mi da un foglio (BIANCO, TOTALMENTE BIANCO) dicendo che devo compilare il modulo (!!!!). Cazzo, si può basare un’intera struttura destinata a fornire un servizio al pubblico sulla forza lavoro dei portatori d’handicap. Non ho preconcetti, non ho pregiudizi, tutti possono svolgere quel tipo di lavoro. Ma basare piazzare in un intero palazzo solo persone disabili è sconvolgente. La società non va più bene così. Non si possono piazzare più le persone a fare dei soli solo perchè fanno parte di una determinata categoria di persone. Allora mi taglio il pesce e voglio la fatica pubblica primo perchè sono diventato portato d’handicap, menomato fisicamente e psicologicamente, sia perchè rientro nelle quote rosa. Voglio i soldi.
secondo me, più che tagliarti il pesce, fai prima a lavorare sul deficit mentale incipiente che ti ritrovi: se ti rileggi, capirai che ne stai sviluppando tutte le proprietà
NB per i portatori di deficit mentale incipiente: è una battuta sugli errori nella scrittura, non sui contenuti, sui quali concordo
perche invece che lamentarti non ti metti in fila cugghiù
Mi hai fatto ridere. Tanto. Ma la chiave è una: chi riconosce meriti, posti e traguardi ai(alle) pompinari(e) è chi i pompini, reali e metaforici, ha il gusto e disgusto di farseli fare. Un po’ come in tutte le industrie di beni di consumo: tanto esiste un mercato fintanto che c’è qualcuno che è disposto a vendere qualcosa che qualcuno è disposto a comprare – e se uno specifico mercato, tra tanti sostututi, è realmente vincente, dipende sempre e solo dalla domanda.
Io quando vedo quei cafoni, fascisti, volgari, populisti, violenti, STUPRATORI, provo uno schifo tale che mi viene subito voglia di sputare in faccia a… quello coi baffi, che andava cercando una costola qualche anno fa. Aiutatemi a dire.
Due domande:
1- sì, ma non è un poco triste che in Parlamento trovino così poche cose da dirsi che scambiarsi insulti banali?
2- è proprio un argomento tanto importante da dedicarvi una riflessione ad hoc?
“Io non parlo mai di fatti di cronaca a meno che non lo faccia esplicitamente.” A me, il mio prof di italiano, una frase del genere non me l’avrebbe mai fatta passare
non ho alcun dubbio al riguardo
Nel merito: fatta la tara al cancan mediatico (patetico) e alla tua evidente misoginia (che non è un crimine, per carità, anzi a me risulta simpatica), il tuo ragionamento è un po’ zoppicante. Perché il problema dei bocchini, reali o metaforici, è altra cosa dal problema delle cosiddette quote rosa. Premesso che prima o poi bisognerebbe riflettere sul fatto che la meritocrazia è un valore di destra, le quote rosa rappresentano una forma di “affirmative action” che intende colmare un deficit di equità, non a promuovere il merito. Si può discutere se la necessità di un riequilibrio di poteri tra uomini e donne sia reale, ma è comunque un altro discorso. Dire che si preferisce un uomo serio e competente a una donna cretina e incompetente è un’ovvietà ma è totalmente fuorviante.
quella che tu chiami la mia evidente misoginia è solo il mio rifiuto di adattarmi al papera power. E invece il problema dei bucchini è tutt’uno con le quota rosa: fa parte dello stesso modo di pensare a cazzo di cane, per cui, invece di chiederci se uno è bravo ci chiediamo se ha la la patana, e invece di chiederci perché un branco di troie bucchinare (maschi e femmine, ovviamente) sta in posti di potere e di responsabilità, strilliamo sul “non si dice e basta”.
Vero è.
Seppur è anco vero che se vado a teatro vestito di arlecchino e al primo birignao comincio a pisciare di sotto dalla galleria, probabilmente le mie ragioni condivisibilissime, non riscuoterebbero molto successo.
Potrei risponderti: delle due, l’una. O accusi una di avere un posto di potere perché fa i pompini o perché sfrutta la corsia il privilegio di una quota rosa. Preferisco chiederti: e perché mai il papera power dovrebbe essere peggio del maschio alfa power?
Vabbè, provoco. Ma sai meglio di me che la storia non procede in modo coerente e lineare, ma per eccessi e scossoni. E’ oggettivo che le donne abbiano alle spalle qualche secolo di subordinazione all’uomo, così come è oggettivo che ancora oggi, in un sistema che impone loro di lavorare fuori casa (che sia una cosa buona o cattiva, anche di questo possiamo discutere), guadagnino meno e non riescano ad accedere ai posti di potere.
Quindi se il processo di riequilibrio dei poteri comporta il dover sorbirci le Boldrini e le Madia, ebbene, è un prezzo che dobbiamo pagare alla dialettica della storia. Tutto sommato nemmeno così elevato. Questo al di là del fatto che le quote rosa siano o no uno strumento tecnico adeguato allo scopo. Se negli Stati Uniti ci sono più negri in galera che nelle università o nei consigli di amministrazione della aziende, io francamente non scarterei a priori l’ipotesi di quote nere solo perché un inevitabile effetto collaterale è quello di dare opportunità a un coglione negro al posto di un coglione bianco. Ovviamente la situazione con le donne non è la stessa (e nessuno osa affermarlo) ma il meccanismo sì.
Naturalmente se come interlocutore avessi una petulante donna del Pd sarei pronto a negare tutto quello che ho appena detto e a sciorinare un elenco interminabile dei disastri provocati dal moderno femminismo. Però tra noi possiamo dircelo: l’insulto, per quanto meritato (così credo io da quel che ho capito sul regalo fatto alle banche) è sessista, e in quanto tale particolarmente odioso, perché indirizzato solo alle donne. Ribalterei pertanto il tuo ragionamento e me la prenderei quello che, chissà perché, sì è dimenticato di insultare anche i bocchinari metaforici.
Ciao Amlo,
non credo sia così ovvia la relazione tra bucchini e quote rosa.
il contesto sociale italiano porta ad escludere le donne da una attività lavorativa al pari degli uomini. A mio avviso per una serie di ragioni banali e non:
- è difficile assumere una donna in Italia: e se poi fa un figlio? e se ne fa 3? Quale dirigente/imprenditore si assumerebbe il rischio di questo buco? In Italia purtroppo ci sono pochissimi sostegni alla maternità/paternità azienda in carenza di personale etc. etc. Secondo me siamo ridicoli.
- le donne che ho incontrato sul lavoro danno un contributo medio pari al contributo medio degli uomini. Ciò porta gli uomini a competere oltre che tra di loro, cosa che fanno da 200.000 anni, anche con il genere femminile, campo in cui non hanno esperienza e dove il maschio non è allenato. sono tutte stronzate che le donne sono più metodiche più brave più tutto. E solo un campionato diverso.
- è facile dire di una donna in carriera: è lì grazie ai bucchini. Può essere vero come non lo può essere. 50 e 50. Rosi Bindi vs Mara Carfagna. e secondo te i manager alla briatore chi scelgono? e quelli invece misogini? il dubbio rimane. Dipende anche dai punti di vista: 3 menager e 27 dipendenti donna. C’è chi pensa “che bell’azienda aperta”. Chi invece “che maiali quei 4 menager”. True story: http://metro.co.uk/2013/11/13/the-glass-ceiling-illustrated-in-one-meet-the-staff-web-page-4186032/ e tu come ti poni?
- Quanti uomini si sentono frustrati a pendere ordini da una donna.
- ragazzi tre giorni di ciclo al mese chi se le suca che sbraitano e impazziscono e ti fanno una piazzata come se non ci fosse un domani? ci sono molti misogini che non accettano questo.
Detto questo i superficiali hanno pensato bene di fare la legge sulle quote rosa: come al solito non hanno approfondito il problema e hanno fatto una legge: Si spende meno, sono contente le lobby e nel breve termine aiuta le elezioni.
Ma è di fatto incostutizionale: pone le donne in una categoria diversa, da tutelare. Mentre prima erano solo socialmente accettate come inferiori ora sono ora legalmente diverse dagli uomini.
Questo pone un problema: gli uomini devono combattere ancora di più tra di loro perché i posti sono minori, in quanto parte dei posti sono per la categoria protetta; E’ un ingiustizia! Non c’è competizione e ci si piega più facilmente a ricatti/favori etc. Le donne invece lotteranno tra di loro per quei posti risicati. Magari so brillanti, magari la gara sarà a chi fa bucchini migliori. Chiamali come vuoi, bucchini/favori/ricatti/relazioni. Ma comunqe c’è disparità, più di prima.
E gli omosessuali? o quelli che lo danno saltuariamente tanto per? non sono protetti nelle quote rosa. Non che sia omofobo sia chiaro, certo se li chiami ricchioni ti danno dell’omofobo, urlano e strepitano più delle donne e magari ti becchi una denuncia. E lì l’insulto è sesista. Loro stanno annanz e te lo mettono a’ret’. Altro che bucchini a destra e a sinistra. E un’altra battaglia. E questo non è collegato alle quote rosa.
Per cui terrei separati i due discorsi.
Il problema Amlo non sono le quote rosa, i ricchioni, le donne, i bucchini, il patana power. Il problema è che siamo in una società moderna quanto l’antica roma, e nessuno si impegna per migliorare né se stessi né l’altro: è troppo faticoso, la vità è già na merda.
E dopo anni passati a studiare, a lavorare, con il fegato tanto, la bile sulla lingua, perché rifutare regali? Arriva la carfagna e ti dice te lo mordicchia un po’ e tu dici di no? perché rifiutare bucchini? perché questo surlavoro?
Non esiste l’onestà, è troppo difficile nella nostra società.
Ciao
Andrea
p.s. rifiuti un bucchino da una c’è il rischio che ti chiamano ricchione figurati, dai scherziamo?
p.s.2 scusate tutti i punti di domanda, rileggendo mi ricordano effettivamente i titoli de “Il Mattino” dei tempi belli delle palummelle di Maradona.
C’è chi va avanti a botta di bucchini e chi va avanti a botta di pugnette.
a botta di pugnette? davvero? non si smette mai d’imparare
ecco una pratica lezione da parte del Faraone
http://www.youtube.com/watch?v=iNFPDLKoR_Q
Amlo, non mi ricordo bene, ma la frase “Una volta eliminato l’impossibile…” era di JOHN Holmes???
(scusa, ma non potevo resistere)
ovvio
Su cam4.com ci stanno due di Salierne che fanno gli show lesbo. le canosci?
il loro nick su cam4 è duerosse
Sono due sorelle
Qualche giorno fa un visitatore è arrivato sul mio blog chiedendo a Google “a colpi di bucchini amlo”. Purtroppo non so come indirizzarlo da lei, sir
Condivido in pieno. Mio padre direbbe : troppa forma e nessuna sostanza. Sulla raffinata arte dell’insulto di classe, non poteva che non venirmi in mente -l’oro di Napoli- mitica ed immortale arte http://www.youtube.com/watch?v=gkrnK0igAP0 . Politicamente corretto http://www.youtube.com/watch?list=RDgkrnK0igAP0&v=O4DtwPi4jAA
Aggio visto talune dottolesse laureate a colpi di bucchini che sono la felicita’ dell’ INPS
talaltre manco bone pe’ i a batte sulla strata, laureate in meticina e assunte in ospitale.
peccato non aver letto per tempo – cioè, con una tempistica che non facesse sembrare grottesco il commento – questo favoloso post!!
Mi sarei infervorata a modino, e non certo starnazzando o fabbricando una fionda con il reggiseno per scagliare luoghi comuni ed accenni sessantottini alla cazzodicane, piuttosto reclamando il mio diritto al libero pompino (dove per libero si intende “for free”, nell’accezione volgare di “gratis”) ed incazzandomi sulla confusione concettuale che hanno creato i soggetti da te così ben proposti.
Perché io ci vivo e lavoro, in mezzo a chi, metaforicamente, i pompini li ha fatti, e manco bene, però eccolo lì.
Ed io, che sono dove sono – cioè da nessuna parte – perché li ho sempre e gioiosamente fatti, a nastro, per gioia mia e degli amati beni, con la goliardia che l’atto consente, lamento lesa maestà…
Tu dici?
E io non lo so, invece.
Io questa storia di fare carriera perche’ si e’ donna, a botte di sesso elargito a destra e manca, ho sempre pensato fosse una leggenda metropolitana anzi no, fosse un cliche’ inventato dai film americani dei primi anni ’90 e da noi riproposto da una Heater Parisi in veste di segretaria in tailleur rosso.
A me al lavoro e’ sempre sembrato che il cedere alla avances del capo, in capo (eheh) pochi mesi ti avrebbe lasciato senza lavoro: dopo un paio di incontri, tra moglie e fidanzate sospettose e imbarazzo generale, poi ti volevano fuori dalle scatole e il piu lontano possibile.
Questa era la mia impressione sulla realta’ italiana, ma ero appena maggiorenne e al massimo mi trombavo i colleghi, attirando in ogni caso antipatie.
L’equazione e’ semplice: sesso e lavoro non vanno daccordo.
Perche’ a nessuno, sul posto di lavoro (manco a me), piace pensare che mentre loro stanno impegnando le loro energie mentali profondendo insofferenza e malessere per l’attivita’ svolta, tu stai li a farti i film su quanto e’ sexy il tuo collega, su come vi guarderete quando passera’ affianco la tua scrivania e che cosa succederebbe se l’ascensore stasera si fermasse con voi due dentro li bloccati. E magari il giorno dopo non stai nella pelle di andare in ufficio.
Questo in Italia.
Qui a Londra invece la cosa e’ addirittura estremizzata: tutte le mie colleghe adorerebbero un’avance del loro moralissimo boss, adorerebbero un’avance e basta a dire il vero. In ogni caso se poi parsimoniosamente in un collega te ne da ( un poco) rimane piu o meno la stessa storia: una volta, magari due, ma poi dopo che attrattiva offri piu?
ma infatti io non parlavo SOLO di donne