Ti ha lasciato perché non rientravi nei canoni estetici tradizionali.

Toni’, ti ha lasciato perché eri brutto, va bene?

Rendiamoci conto che questa cosa, oggi, si chiamerebbe body shaming, o un altro dei nomi cretini che gli analfabeti usano per farci capire che non conoscono la lingua italiana. A casa mia, si è sempre chiamato sfottere, e non solo a casa mia. Questo è Troisi, ma potrei citarvi un milione di battute, da Woody Allen a Groucho Marx, che oggi farebbero inorridire quello che le televisioni chiamano il popolo del web.

Dice, ma il contesto, il contesto. Una cosa è se lo dice Massimo Troisi, una cosa se la dici tu.

E invece no, perché le battute di Troisi nascevano proprio da anni di sfottò con gli amici, davanti al bar, a teatro, a prendersi vicendevolmente per il culo, e da lì queste prese per il culo sono diventate battute, sempre più belle, e ce le siamo ritrovate addosso e dentro. Dice, ma non succede a tutti, non è che certe cose le possiamo permettere a tutti. E qua succede il casino, oi’. E’ come quando dici che bisogna licenziare i fannulloni, e alla fine ti ritrovi solo coi raccomandati: cominciamo a protestare contro chi prende per il culo gli altri e ci troviamo con venti stagioni di Made In Sud. Perché, guardate, il ciuccio in queste cose ci sguazza. Senza lo sfottò, senza quel pizzico, e anche di più, di cattiveria, restano le barzellette, i tormentoni fessi e le lingue di menelicche. Le parole sono pericolose: quando cominci a usarne certe invece di altre, o quando ti cacano talmente il cazzo che smetti da solo di usarne altre ancora. E’ da lì che vengono fuori i migranti (mi gioco una palla che tra un po’ li chiameranno migrantes), il femminicidio, il body shaming (che sarebbe dare del chiattone a un chiattone), lo slut shaming (a chella ma facess) e altre incommensurabili perle.

A forza di stare a sentire gli imbecilli, stiamo perdendo un pezzo di lingua e un pezzo di cervello.

Durante le riprese di Divorzio all’italiana, Pietro Germi era reduce da un ictus che gli aveva lasciato un curioso tic al labbro. Mastroianni cominciò a prenderlo per il culo (malat shaming) e a pappagalliare quel tic. Germi, che era Germi, lo trovò adatto al personaggio: ecco perché, nel film, il barone Ferdinando Cefalù detto Fefè sta sempre a fare tch tch: perché Mastroianni prendeva  per culo Germi, ecco perché.

Oggi, per una cosa di queste, si scatenerebbe l’inferno. Non ci resta che rallegrarci che Germi e Mastroianni siano scomparsi.

Adesso sì che stiamo in grazia di Dio.



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