Al posto nostro.

Cari amici leghisti del Nord, permettetemi di scrivere due righe. Parlo a quelli di voi che, essendo razzisti, perché siete razzisti, eccome, vanno sfruttando lo stereotipo del meridionale pigro e succhiasoldi. Fatevi dire due parole, in questo giorno di festa. Adesso che la vostra terra è devastata dall’epidemia, adesso che contate i morti, anzi, che non riuscite più a contarli, lasciate che vi manifesti la mia piena solidarietà e che vi porga le mie condoglianze per il lutto orrendo che vi ha colpito. Vi auguro di tornare presto alle vostre vite, e anzi spero di raggiungere i miei amici carissimi per sbronzarci al bar Basso o al Tap, a Milano.

Detto questo, e detto con affetto e sincerità, dovete sapere una cosa: che noi sappiamo perfettamente cosa avreste fatto e detto voi se ci fossimo trovati al vostro posto. Non ho bisogno di immaginarlo, perché ho sentito mille volte uscire queste sconcezze dalle vostre bocche, vi ho sentito darci dei colerosi, incitare il Vesuvio all’eruzione, chiamarci cani puzzolenti e tutto il repertorio di turpitudini (non molto vario, per la verità: si vede che non siete nati per studiare, diciamo così) che sciorinate ogni volta.

Ora, la cosa bella che dovreste notare, e tenere a mente negli anni a venire, che anche noi abbiamo i nostri cretini. Non sono cretini quanto i vostri cretini, ma pure noi non scherziamo, col pacco da giù, i Borbone, la prima ferrovia, il bidet, Garibaldi ladrone e tutto il resto. Pensate che molti di loro sono tanto cretini da votare per chi li insulta, come voi. Eppure, prendete nota di questo fatto: nessuno tra noi ha chiesto di chiudervi dietro a un muro solo perché  lassù qualcosa (purtroppo per voi, parecchio) non ha funzionato. Nessuno tra noi dice se la sbrighino da soli , quelli lì, nessuno dice adesso vedano un po’ se l’Austria li vuole, anzi.

Eppure noi sappiamo che voi, che siete razzisti , avreste fatto e detto di molto peggio. Beh, noi no. Da noi si dice che nello stretto t’ammisuri, che vale a dire che le persone vere si vedono nelle difficoltà. Ecco, ci siamo limitati a qualche pulcinellata qua e là, ma non siamo andati oltre, pur sapendo cosa avreste fatto, detto e proposto voi, quelli che incitano il colera perché ci stermini.

Ricordatevelo, quando, e spero per tutti prestissimo, soprattutto per voi che state soffrendo in un modo che non riesco neanche a immaginare, tutto questo sarà passato. Ricordatevelo, cosa abbiamo fatto noi e cosa avreste fatto voi (e lo so che non vedevate l’ora di farlo).

Cari amici razzisti, adoratori del Dio Po (mio Dio, che nome da pirla ha il vostro Dio), siccome so che la natura è stata cattiva con voi, vi voglio raccontare, prima di lasciarvi, un’edificante storiella di cui sicuramente (non è colpa vostra, le elementari più di quindici anni non ve le fanno frequentare) non avete mai sentito parlare: un giorno, nel dopoguerra, un senatore fascista di nome Pisanò incontrò un senatore antifascista di nome Vittorio Foa, e gli propose di stringersi le mani, tanto ormai gli antifascisti avevano vinto. Foa, che non era come Pisanò e nemmeno come voi, gli rispose, più o meno:

E’ vero. Ma ricordati che abbiamo vinto noi e tu sei potuto diventare senatore: se avessi vinto tu io sarei ancora in carcere, o morto.

Ecco. Pensate a come vi comportereste se oggi ci foste voi, al posto nostro.



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