I NUOVISSIMI Dieci Peggio di Natale 2022 SECONDA PARTE

1) LA GITA A SAN GREGORIO ARMENO A VEDERE I PASTORI DEL PRESEPIO. Ogni Natale che Gesù decide di intossicarci, c’è sempre una fidanzata che ti dice madonna che uomo di merda che sei non mi hai mai portato a San Gregorio Armeno a vedere i pastori dell’Antica Pastoreria Del Corso, e hai voglia a dire ma se non ti ci porto un motivo ci sarà, perché la risposta è comunque domani ci andiamo, e mai quella che vorreste, e cioè allora ci vado da sola, perché lei va da sola solo nei posti dove vi piacerebbe andare pure a voi, ma lì, chissà perché, non vi ci vuole. E così, dopo aver schivato i venditori di cazettielli che vi chiamano a voi Brus Uills perché siete pelati (e lei dice quando mai che questo somiglia a Topo Gino) e a lei Belèns (e lì per la ritardata va tutto bene anche se è tale e quale a Fedez), vi mettete in fila a San Gregorio Armeno, dove tra rattusi talmente rattusi che toccano il culo pure a voi, vedete, nell’ordine: statuine di De Luca, di Cannavacciuolo, di Maradona, di Gioggiameloni, di sfogliatella, di Alien uno due e tre, di Freddy Crugers, di De Laurentis, di volti talmente noti che non ne conoscete uno e l’unico pastore che viene dalla campagna sta in fila per mangiarsi la famosa pizza di Sorbillo, e ciò accade perché egli viene dalle campagne e la pizza di Sorbillo può piacere giusto a lui.

2) I MERCATINI DI NATALE. Ora, voi vi credevate che tutta la roba brutta del mondo finisse tutta nei regali che vi fanno a Natale, ma una breve visita nei mercatini di Natale della vostra città vi farà ricredere, facendovi scoprire un mondo di cafonaggine che credevate esistesse soltanto nelle poesie di quello là. Saltando a piè pari le bancarelle classiche, quelle coi Babbi Natali e il turrone, si andrà direttamente verso gli obbrobri tipo abeti da chiavarsi in culo, befane che scrivono libri contro il patriarcato, calendari con cani e gatti schiattati in corpo sulle statali dai tir, elfi che cacano, angeli con le alucce che pregano Allah a sfregio e le famose specialità alimentari ecosostenibili LGBTSDRGE, tipo il miele fatto da un’unica ape vegana candidata alle primarie del PD e la famosa cocacola equosolidale contro le corporescions dall’inconfondibile gusto sciorda.

3) COSTRINGERE I VOSTRI FIGLI A VEDERE NATALE IN CASA CUPIELLO. Prima o poi vi dovete arrendere all’idea che vi siete fatti viecchi, e se non vi basta indossare jeans skinny elasticizzati, c’è un modo ancora più feroce di tirarsi il dente e ammettere la vecchiamma, ed è costringere quelle creature che vi girano per casa a vedere con voi almeno il primo atto di natale in casa Cupiello. Ovviamente essi rifiuteranno, essendo nati in un secolo diverso dal vostro ma voi pagateli e giurategli che si divertiranno un sacco, sottolineando ogni battuta di Pupella Maggio con sapidi commenti e aneddotica napoletana sparsa che ovviamente non faranno loro manco un rapido passaggio per l’anticamera del cazzo, ma che vi garantiranno una serena vecchiaia nel più lurido ed economico ospizio che riusciranno a trovare. E lo troveranno.

4) IL FAMOSO NATALE ROMANO. Che non si dica che la capitale d’Italia non ha anch’essa le più belle e care tradizioni natalizie, la più famosa e amata delle quali è sicuramente l’albero di merda a piazza Venezia. Funziona così, che ogni anno a novembre qualcuno dice al sindaco mia cara matre sta per veni’ Natale e allora il primo cittadino incarica il suo addetto al buongusto, che generalmente è una femmina che si veste Desigual da dieci anni, le ordina di fare un albero bellissimo e lei si mette immediatamente sopra a instagram, si fotografa le zezze, le posta e si dimentica che cosa doveva fare, così tre giorni prima dell’immacolata va a finire che esce va dal cinese a via del Corso e compra, al prezzo di tutta via del Corso, l’albero più orrendo del più cafone dei cinesi (che poi è quello che disegna gli abiti Disegual), lo sbatte a piazza Venezia, così che cittadini e turisti possano rinnovare la tradizione capitolina esclamando, come ogni Natale, ma che cazzo è ‘sta merda?

5) IL NATALE SOPRA A FACEBOOK. Che è bello perché anche sul social le tradizioni acquistano corpo e sapore, rinnovandosi ogni anno. Per esempio le due fazioni Guelfi-Panettone vs. Ghibellini-Pandoro, dove quelli i Guelfi chiamano i Ghibellini, ricchioni, e i Ghibellini dicono che i Guelfi non capiscono un cazzo e che l’uva passa in realtà la fanno coi vaccini. Poi ci sono le zoccoleputtane che postano foto di indumenti intimi tipo mutanda col pertuso e scrivono quale mi metto stasera e soprattutto dove me lo metto?, così che al consueto richiamo possano rispondere sapidamente orde di rattusi e di amiche malfidate che dicono come ti metti ti metti stai bellissima amo’ tanto sempre a pecora stai. A ruota seguono quelli che dicono che loro a Natale col cazzo che si fanno fottere io resto a casa con un bel film polacco e una tisana e sto nella pace degli angeli e quelli che postano le foto dell’albero di natale con le bollette al posto delle palle ah ah ah che risate che simpatico umorista che sei devi fare le mani come ai piedi. Per ultimi, ma non ultimi, i sempreverdi vegani, mai stanchi di farsi prendere pel culo perfino dagli juventini, che postano tacchini di cemento, vongole di sburro pressato, baccalà fatto con la placenta e altre succolente ricettine.

E adesso che vi siete letti il pezzo a sbafo, miserabili che non siete altro, accattatevi il libro



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