I 10 peggio dolci di Natale.

1) Pandoro semplice. In casa in genere se ne comprano dai trenta ai cinquanta, più un’altra ventina che arrivano regalati, con la scusa che costano poco e ci puoi sempre fare colazione la mattina. Risultato: ingrassi sette chili in un mese, casa tua con tutto lo zucchero a velo che ti cade in giro pare Roccaraso, stai sempre con le mani azzeccate di zucchero che poi vai spargendo sulla tastiera, per tutta casa e sul pesce quando vai al cesso e bevi sei litri di latte al giorno perché quello il pandoro e buono ma ti intofa in canna che è una meraviglia.

2) Pandoro abbuffato. O farcito. In commercio ne esistono circa seicento varietà, dal mango alla ciliegia, dalla nutella al cane sudato, ma in casa qualcuno dice hey sparagniamoci i soldi, adesso il pandoro ce lo abboffiamo da soli, col risultato di creare un’enorme e tremolante torre di Babele composta da: pandoro tagliato storto, panna per cucinare buona giusto per i tortellini, nuttella pezzottata del todis e avanzi di marmellate varie trovate in fondo al frigo e rimesse in circolazione dall’imminenza della pezzentamma indotta dalla seconda rata dell’Imu.

3) Pandoro vero. Te lo manda un cugino che fa il carabiniere a Villafranca e che spera, tornato giù, di estorcere un prestito a te, il più miserrimo tra i parenti. Egli millanta di averlo scovato in una antica pasticceria veronese, dove si fa ancora il Pan D’Oro (lo pronuncia così, con l’apostrofo). Esso si compone sostanzialmente di seicento grammi di burro rancido e trecento di strutto di bassa qualità mischiato a ossa umane e residui di farina fatta con interiora animali. O almeno così pare dal sapore.

4) Panettone. Non piace a nessuno e quindi si compra solo per regalarlo ai parenti e agli amici che teniamo sul cazzo e vogliamo veder soffrire. Come per il Pandoro semplice, in casa vige la regola nessuno compri merendine finché non finiamo questo ben di dio di panettone, col risultato che da quel giorno la tua colazione dura tre quarti d’ora come minimo: il tempo di togliere i ventiseimila pezzetti di cedro candito che fanno schifo al cazzo e che insistono su ogni singolo millimetro quadrato del maledetto dolce di chi gli è stramorto.

4) Dolci tradizionali napoletani. Hanno la curiosa caratteristica di fare schifo praticamente a tutti, però si comprano uguale perché insomma quella pure è tradizione. Particolarmente odiato dai bambini il mostacciuolo, che da fuori sembra cioccolattosissimo, poi lo assaggiano e te lo risputano in faccia offesi come scimmie. Molto apprezzati gli struffoli, soprattutto dalla casa che continua a restituirtene pezzi muffosi e azzeccosissimi per mesi. La straordinaria durezza dei susamielli e dei roccocò li rende adattissimi a chiavarseli vicendevolmente in faccia durante il tradizionale appiccico con rinfaccio trentennale della notte Santa.

5) Il Parrozzo. Ogni anno uno zio malvagio di Pescara ti invia questo fantastico dolce abruzzese. Esso si capisce quanto faccia cacare già dal fatto che tanto lo apprezzava quel borioso scemo buono a nulla di D’Annunzio, del quale chissà perché le genti d’Abruzzo van tanto fiere (come se noi ci vantassimo di Mastella, per dire). Esteriormente, l’infame manufatto si presenta a forma di cupola di cioccolato, che però ha uno spessore di 0,0000000000000000000000000000001 micron, per un totale di due grammi di cioccolata in seicentomila parrozzi. La leggenda vuole che da quando cent’anni fa gli abruzzesi iniziarono a prepararlo, da allora abbiano aperto solo una tavoletta di cioccolata Perugina e ancora stiano usando quella. L’interno, all’assaggio, è composto di mastice, sburro, farina e essenze aromatiche tipo petrolchimico.

6) Il castagnaccio col trucco. Una vecchia prozia fattucchiera ogni anno esce dalla tomba e ti manda questo tubo profumatissimo e grondante grasso al quale ogni benedetto Natale non riesci a resistere. E ogni anno ti dimentichi che la zia janara ha la pessima abitudine di dimenticarsi di dire che lei, il castagnaccio, lo confonde nella preparazione, col sanguinaccio. Quando te ne ricordi è troppo tardi, ti rendi conto di aver ingerito una quintalata di plasma di scrofa e passi capodanno e l’epifania a vomitare nella pace degli angeli. Da ripetersi ogni dicembre.

7) Gli omini di pan di zenzero. Difficilmente la natura permette che nasca qualcosa che faccia completamente schifo al cazzo, con l’ovvia eccezione del libri scritti dalle femmine, ma nel caso degli omini di pan di zenzero fa volentieri un’eccezione. Siccome finora non hanno fatto parte della nostra tradizione culinaria, non esiste una vera ricetta, ma la fantasia della moderna massaia italica è riuscita ad accoppiare l’insulsaggine delle forme a una varietà infinita di sapori inusuali quanto sgradevoli e a una consistenza che varia dal truciolato di scarto alla merda di cane, in un tripudio di fastidiosità gastronomica senza pari.

8 ) Il Panforte. La nobile e antica città di Siena è riuscita, nel corso dei secoli, a rovinarci la vita in vari modi, tipo i dischi di Gianna Nannini o le interviste sulla gravidanza di Gianna Nannini, o i testi delle canzoni di Gianna Nannini scritti da scrittrici femmine amiche di Gianna Nannini, senza dimenticarci i video di Gianna Nannini. In quest’arte sublime però eccelle il tipico dolce senese, il famoso Panforte. Viene venduto con l’apposito carrello elevatore a forchetta perché una confezione larga sei centimetri pesa circa tre quintali e contiene in uno spazio ristretto praticamente TUTTI gli ingredienti che TUTTO IL MONDO trova sgradevoli in un dolce. In genere te lo porta a casa un’amica che studia a Siena (nessuno ci abita davvero a Siena, a parte Gianna Nannini, ci studiano soltanto) e, col fatto che si è fatta trecento chilometri per venirti a salutare, te lo devi mangiare per forza. E’ in quel momento che capisci che hai veramente troppi amici.

9) La Frutta. Non rientra propriamente nei dolci, purtuttavia essa non può mai mancare su ogni desco natalizio che ambisca ad arricordarsi le feste. Tra i frutti più tipici citeremo il manderino nelle sue più squisite varietà, dall’ammarrato al marcio al molto marcio al putrefatto; non potrà mai mancare la pruna, dal sapore intenso e dalle proprietà lassative che fanno virare la conversazione a tavola dall’appiccicatario allo scatologico con descrizioni di cacate, sciorde e altre cose belle da dire a tavola mentre mangi il purè. Regna sovrano su tutti Sua Maestà Il Dattero, frutto di merda dall’aspetto merdoso e dall’inconfondibile gusto di diabete,da solo capace di cancellare un intero universo di sapori gradevoli e sostituirli con con l’aroma di palle sudate di cammello.

10) Il Turrone. Ce ne esistono molte varietà, da quello bianco e tuosto che ti sfracanta i denti a a quello mollo e azzeccoso che si attacca al ponte e te lo zuca via; in un modo o nell’altro quello che non si è pigliato il governo dei tecnici va a finire che glielo devi dare al tuo dentista. Data però la forma oblunga e il fatto che arriva a tavola quando siete ormai in pieno coma calorico, esso si presta a molti, simpatici usi alternativi, tipo sfilarlo in culo al vostro vicino di sedia quando si alza urlando e comm te piace!, oppure i più piccoli ci possono giocare a baseball usando il turrone come mazza e una noce come palla. Quelli più abili possono tranquillamente usare una nucella, ma in quel caso vedete dove la menate che qua si fa presto a chiavarsela in un occhio, ricordatevi che quello passare un guaio è un attimo.



17 Commenti

  1. sono mortaaaaaaaa!!!!!!:-)))))
    però ti giuro, ti giuro, che i miei omini di pan di zenzero sono buonissimi, giuro!!!

  2. Peppiniellooooo….quei parrozzi diventano dueeee!!! (quasi cit.)

  3. Concordo in particolare sul panforte. Credo che dal peso e dalla compressione sia la prova che l’antimateria esiste.

  4. Secondo me il panforte era un Nannini :-D

    Anche se caduti un po’ in disgrazia la famiglia Nannini faceva davvero il panforte, possedevano le migliori pasticcerie e bar di Siena ;-)

    P.S.: Io adoro il panforte, i ricciarelli e pure i cavallucci …però mi ha fatto morire dal ridere.

    • amlo

      ma infatti l’idea era di farsi due risate, mica criticare i dolci. io di ricciarelli me ne magnassi due tonnellate

  5. azz

    Col parrozzo impastato con l’acqua si possono apparare le crepe nei muri, non è affatto inutile.
    E pure il panforte serve, si può costruire un rifugio antiatomico all’esigenza utilizzabile per andare in culo ai Maya il prossimo 21 dicembre.
    Sì gruoss!

  6. Nel viterbese esiste probabilmente il dolce natalizio più schifoso in assoluto. Pasta fredda (penne) condite con miele, cioccolato a scaglie e miele. Il tutto colato in uno stampo da dolci, tagliato a fette e servito freddo. Porcheria senza pari… modestamente!

  7. Ovviamente ce lo sapete che il panforte lo faceva e lo fa propito la famiglia della signorina Nannini
    http://images-01.delcampe-static.net/img_large/auction/000/139/100/502_001.jpg

  8. È tante ‘bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè, c’avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce… e che dovente a poche a poche chiù doce de qualunque cosa doce…”.

  9. Però il turrone pure è potente. Quelli morbidi imbevuti di strega ti scassano la capa. Pure il turrone del giorno dei morti fa i buchi in petto. E perchè i raffiuoli come sono? Vogliamo parlare delle paste reali? E le zeppole preparate con una base di patate? Comunque il panforte pure me lo schiatto in cuorpo.

  10. E le sapienze? Io le vedo e scapocchio. E i divinamore? Sburriate

  11. Io

    E comunque.. ne sono 11 :D

  12. uhhhhhh……. i miei struffoli!!!!

  13. giorgioolmoti

    segnalo che il panforte è fatto dalla famiglia di Gianna Nannini. c’è sempre una spiegazione scientifica a tutto.

  14. Katia

    Tutto, ma i dolci napoletani no.