Luogocomunismo.

Di tutti i danni fatti dagli intellettuali italiani, questo è forse il peggiore, il più imperdonabile: l’aver ridotto il pensiero, qualsiasi tipo di pensiero, a una vomitevole forma di luogocomunismo. Doppiamente colpevole perché anche noioso e ripetitivo, stucchevole e pretesco. Prendete l’uscita di ieri della Nuova Santa Laica, la signora Boldrini, che parlando dello sparatore di Montecitorio, si è azzardata a fare un commento, estremamente misurato e istituzionale, sulle vittime che diventano carnefici. Niente di che, come potete vedere, ma giusto quella tacca in più sopra alla retorica ricattatoria della solidarietà ai nostri ragazzi con la pistola. In poche parole, da figura istituzionale, la Boldrini ha mostrato solidarietà indiscutibile a quelli che si sono beccati le pistolettate e ha dedicato un secondo di riflessione sui motivi che alla sparatoria hanno portato. Riflessione, non giustificazione: riflessione. Ora, chi mi legge sa che non ho in gran simpatia il presidente della Camera dei Deputati, ma solidarizzo con lei per gli attacchi che ha ricevuto per aver espresso questo pensierino non esattamente omologato. Quei pochi secondi che ieri ho dedicato a dare uno sguardo all’informazione italiana mi hanno rovesciato addosso una tale carica di veleno, insinuazioni, un senso di eh però se le poteva risparmiare che va al di là del semplice sistema informativo italiano, che non possiamo chiamare servo di alcun regime solo perché i regimi sono una cosa seria e i servi hanno un loro certo perché. Il fatto è che che noi ci siamo infilati nel fascismo per puro amore del maggiordomismo, e abbiamo continuato così perché a noi italiani piace. Ci piace, ci fa godere questo girare in timido gregge e trasformarci in implacabile branco; adoriamo la Boldrini perché è una bella donna, da buon popolo di rattusi, piace alle sinistre da oratorio che abbia dedicato la sua vita ai poveri, (e in quel caso manco San Francesco) ma non la perdoniamo quando si azzarda a dire una cosa che non sia nel solco tracciato dalla propaganda analfabeta. Preiti è un infame, e basta: anche non giustificandolo, anche carcerandolo, facendogli pagare le sue colpe, dobbiamo esimerci, pena la scomunica, dal riflettere se ci siano state cause sociali, malesseri attribuibili a questi sciagurati tempi che ai suoi gesti hanno contribuito: e se lo hanno fatto, perché lo scopo della riflessione è appunto stabilire SE, in quale misura.

E invece no. Questa propaganda da bacio Perugina involgarisce tutto, senza però l’enfasi che gonfiava il petto ai balilla, senza neanche la retorica da gerarchi; a noi ci tocca un misto tra il peggior buonismo chiesastico e la più schifosa supponenza dei comunisti da salotto. Non possiamo nemmeno saltare nel cerchio di fuoco, ci tocca solo sorbirci un branco di cretini con la evve moscia che pontificano e stranazzano se qualcuno si azzarda in una subordinata, se osa un congiuntivo, si permette un condizionale. Figuriamoci un pensiero.

Perché, e parlo ai più giovani, io mi ricordo di quando non era così: quando sui giornali leggevi cose come questa:

“Anche il Corriere della Sera ha raccontato la storia, tragica e pietosa, della famiglia del bracciante Mario Carelli di Pioltello, in quel di Milano. Il Carelli è stato trovato morto e assiderato nel fango di una roggia semiprosciugata. Egli viveva con la famiglia, la moglie e cinque figli, in un pollaio. (…) E’ morto per la strada, di fame e di freddo. Ma secondo il Corriere deve essere stata colpa sua. Dopo aver detto come la famiglia di Mario Carelli  si fosse ridotta a vivere in un pollaio, il giornale aggiunge: Aveva voluto, lui stesso così rifiutando gli aiuti che sia il Comune sia il maresciallo dei carabinieri di Pioltello gli avevano offerto, soprattutto per i figli. Così son fatti i braccianti disoccupati. Invano i Comuni di centro-sinistra, invano i marescialli offrono il loro aiuto. Li rifiutano fermamente, e così, per alterigia, per orgoglio, per insolenza, finiscono nelle stalle e nei pollai, e, qualche volta, vi muoiono di freddo. Questa società non è sbagliata, non è infame e scellerata. Sono sbagliati i braccianti, i quali se accettassero di buon grado i doni dei Comuni e quelli dei carabinieri, potrebbero vivere nell’abbondanza e nel lusso. Avete visto l’altra sera in tv l’apertura della Scala? Tutte quelle signore nel foyer coperte di gioielli sono mogli di braccianti che si sono lasciati beneficare. Adesso sorridono, calde e felici, e tutti i loro mariti, nessuno escluso, li hanno fatti Cavalieri del lavoro.”

Questo pezzo lo ha scritto Fortebraccio nel 1967. Nel 1967. Dove trovate uno che dica ad alta voce queste cose, oggi? Dove sta uno che rifletta, al di là di questo schifoso luogocomunismo? Dove, uno, uno solo che dica che è la società ad essere sbagliata, infame e scellerata, che chiami i responsabili ad assumersi le responsabilità? Preiti è solo un pazzo criminale, chi fischia, come dice Fassino, non ha idee, chi si azzarda a parlare è uno stronzo o un rosicone, la gente si butta di sotto perché è matta e basta.

Il problema è che questa società, con voi dentro, non è solo sbagliata, infame e scellerata: è pure cretina. Molto.



14 Commenti

  1. Giordamas

    Bravo. Se solo votassi anche…

    • Vincenzo

      Per curiosità, solo quella, ma perché è così importante il voto di Amlo? Senza non lo si può inquadrare bene? Tipo “sono comunista” – “ma allora perché hai votato PD?” ecc…

      • Giordamas

        La risposta è nell’ultimo mio commento su “Le 10 cose che vi posso dire sul governo”.

        • Vincenzo

          Ma il sistema mica si cambia solo votando o fondando un partito.Â
          La politica mica è solo questo, quasi tutto quello che facciamo è politico.
          Cosa mangiamo, con cosa ci vestiamo, cosa leggiamo ecc… ogni atto è politico e comporta delle conseguenze a volte pure più forti del votare per Tizio, Caio o Sempronio.
          Diamo il 100% dei voti a Berlusconi ma poi nessuno compra più i suoi prodotti (materiali o immateriali che siano), secondo te è contento uguale?
          Il mondo non si cambia con un voto, purtroppo.

  2. anduoglio

    Come già ti ho scritto, prima o poi i suicidi e i Raiti si organizzeranno, la violenza sarà pianificata come negli anni ’70 e a quel punto si affronteranno gli argomenti diversamente. Compi un atto isolato e verrai identificato come un balordo o un teppista, compi un’azione pianificata e moltiplicata per tante persone e le azioni violente avranno una valenza politica e politicamente verranno combattute. I Raiti si devono mettere assieme e a quel punto non verranno più considerati dei mostri. Infatti una delle prime informazioni che sono circolate su Raiti era che fosse un dilapidatore di patrimoni al videopoker (cosa non vera, testimonianze dicono che abbia giocato qualche volta, ma un disoccupato con un divorzio, e soldi zucati dagli avvocati, cosa può dilapidare? al massimo si gioca quei 5€ a settimana per vedere se riesce a svoltare la vita). Raiti è un uomo come gli altri che prima di passare all’azione era turbato, voleva suicidarsi, ma l’istinto di sopravvivenza è stato più forte e alla morte ha preferito combattere. Una lotta non pianificata, non consapevole e dalla condizione dei limiti della propria cultura (perdita della coscienza di classe indotta dalla tv, omologazione), ma è sempre una lotta, irrazionale, non pianificata, ma essenziale: la lotta per sopravvivere. Ormai è mors tua vita mea. C’è chi.sceglie di combattere per sopravvivere e chi rinuncia e si suicida. Stiamo tornando all’essenza delle cose e i Raiti col tempo saranno sempre di più. Se si organizzano avranno qualche carta seria da giocarsi.
    La citazione dell’articolo di Fortebraccio ricorda molto “Sbatti il mostro in prima pagina” (con temi musicali di Piovani, alcuni ripresi sempre da Piovani per “La vita è bella” chi se ne era accorto? solo io?). Comunque dall’informazione italiana non mi aspetto nulla di buono. Lo sapete che Scalfari ha una figlia che lavora in tv come giornalista per Mediaset? Cosa ti vuoi aspettare? Solo variazioni si sfumature per centrare il proprio target, ma l’obiettivo è solo uno: pilotare l’opinione.

    • dirty

      Infatti, anduoglio, sono d’accordo con te!! Sicuramente, lui non è, nè un pazzo, nè un balordo, come lo hanno fatto passare!! solo che, dico io, il tuo obiettivo è un politico, e allora perchè prendi un altro povero cristo come te e non aspetti che il “tuo obiettivo” si palesi? Se avesse cenntrato il bersaglio, addirittura, sarebbe risultato un eroe, per il popolo bue!! Ok! voglio capire che l’eccitazione di un gesto del genere offusca la mente già annebbiata da una rabbia covata nel profondo, ma statti attento, cazzo!! è la guerra tra poveri è ‘ste merde sguazzano!!!

  3. Luke

    Stiamo diventando come gli americani, per cui tutto si risolve a livello INDIVIDUALE: colpe, meriti, successi e insuccessi sono tutte questioni personali, mai sociali, mai (orrore!) DI SISTEMA.
    Ma gli americani, in quanto figli del protestantesimo puritano, hanno almeno come contrappeso un forte senso della RESPONSABILITA’. Del male o del bene che commetto, io sono sempre, comunque, pienamente responsabile. Da qui tutta la retorica moralista dei film ammericani su colpa e redenzione, per non parlare della retorica del sogno americano (da cui la nostra sinistra idiota ha mutuato l’idea – oggi il non plus ultra del luogocomunismo – delle PARI OPPORTUNITA’, che sarebbe a dire: la società è un’eterna competizione, l’importante è competere ad armi pari, e della meritocrazia, idea di destra fatta propria dalla nostra sinistra manco fosse il sol dell’avvenir, idea che significa: la società è un’eterna competizione, l’importante è che vinca chi merita e che perda chi è veramente uno stronzo). Noi però ovviamente abbiamo adattato la visione americana al nostro imprinting cattolico-piagnone, per cui siamo dispensati da qualunque riflessione che metta in discussione il sistema, e al contempo non ci prendiamo una responsabilità che sia una: per esempio di dire che i poveri sono tali perché se lo meritano… In fondo la Fornero stava sul cazzo a tutti perché si capiva che queste cose le pensava: qui da noi invece siamo tutti democristiani, quindi competitività ma anche solidarietà, rigore ma anche indulgenza, flessibilità ma anche sicurezza e via veltroniando

  4. anduoglio

    Mi piacerebbe anche sapere a quali intellettuali ti riferisci, perchè non mi sembra che la sinistra partorisca più intellettuali dalla generazione di scrittori, pittori, giornalisti e registi con la data di nascita che arriva al massimo al 1930. Quelli nati dopo o sono diventato anarchici o non sono veri intellettuali.

  5. Bufr

    Concordo, la Boldrini fa sangue.
    E’ un conflitto sociale tra significante e significato.
    Analfabetismo sostanziale.

  6. Luke

    Vincenzo, hai torto e ragione al tempo stesso. Verissimo che tutto è politico, ancor più vero (questo non lo dici, ma è implicito, e se non lo è lo dico io) che il potere oggi è esercitato al di fuori dei circuiti politici: la BCE conta più del Parlamento, i gestori di un grosso fondo d’investimento contano quanto un ministro. Ne consegue che il voto è solo uno, e non il più importante, strumento con cui possiamo fare politica. Non è vero però che gli altri strumenti possano prescindere dall’essere in qualche modo inquadrati in un’ideologia condivisa. Nota bene, ideologia è parola che ormai – altro luogo comune – è diventata una parolaccia, ma invece è il principale ingrediente mancante della politica odierna, ridotta infatti a mera amministrazione nel migliore dei casi, oppure a scontro di personalismi e delle squadre di marketing che li fiancheggiano (dove l’offerta politica, essendo ormai inesistente, diventa rincorsa della domanda), oppure ancora a foglia di fico della tecnocrazia, cioè del governo dei potenti. Insomma, non avremmo bisogno di un partito come il PD, non avremmo bisogno di un partito come SEL, forse non abbiamo bisogno di alcun parito, ma di un movimento con una sua ideologia (una visione, un fine, una strategia) o di qualcosa di simile avremo pur bisogno. Altrimenti anche pensare che i Raiti si trasformino nell’avanguardia rivoluzionaria diventa una ridicola sega mentale. E boicottare Mediaset o Unicredit, FInmeccanica o Standard & Poor’s una patetica utopia. Finora non è mai successo e non v’è segnale alcuno che possa succedere per un moto spontaneo popolare: forse qualche coraggioso proverà ad aggiustare la mira, e invece di sparare a un inutile brigadiere cercherà di far secco un amministratore delegato, ma servirà a qualcosa? Qualcuno, non un Raiti, bensì dei consapevoli anarchici, ha di recente gambizzato un dirigente dell’Ansaldo. Ora, la mia non è minimamente una posizione moralista, mi basta solo che chi agisce in un senso o nell’altro si prenda fino in fondo le responsabilità delle sue azioni, per cui mi levo il cappello di fronte agli anarchici che hanno rivendicato il gesto e sorrido di quelli che si sono dissociati perché non vogliono confondere l’anarchismo con la violenza, il terrorismo ecc. Però il giudizio politico quale può mai essere? I lavoratori dell’Ansaldo hanno scioperato per solidarietà col padrone…

    • Vincenzo

      Sono perfettamente d’accordo con te tranne che in un punto. Quando, correggimi se sbaglio, assumi che con il voto una persona espliciti la propria ideologia. Concettualmente sono d’accordo con te infatti io vado a votare, stupidamente anche con gioia anche per le cose più inutili come i referendum di cui nessuno (intendo in alto) se ne frega. Però il non voto, di cui in fondo parlavo, è pur sempre un modo per palesare la propria ideologia e dire agli altri che non ci si sente rappresentati, il problema grosso è che si va a finire nello stesso calderone di chi della politica se ne fotte proprio o perché se ne fotte del bene comune o perché è talmente ignavo che la sola idea di recarsi ad un seggio fa girare la testa.

      • Luke

        Messa giù così, come darti torto? Comunque io non assumo affatto che uno espliciti la sua ideologia votando, figuriamoci. In effetti rispondendo a te rispondevo anche ad Anduoglio che parla della violenza pianificata degli anni ’70 e che immagina che cento o mille Raiti possano in qualche modo replicarla. Io non credo di avere reazioni moraliste di fronte a quest’ipotesi, tra l’altro non sono un fan di Pasolini e man che meno del Pasolini di Valle Giulia. Anche lavorare per i carabinieri, per equitalia o per l’esercito comporta un’assunzione di responsabilità (mentre ovviamente per noi sono indistintamente martiri sia i soldati uccisi a Nassyria sia i marò che hanno ucciso in India) e di sicuro non mi faccio travolgere dalla valanga di melassa conformista, con tutto il rispetto per il povero carabiniere colpito. Tuttavia, mala tempora currunt, quindi allo stesso modo con cui masse di pecoroni votano Pd o Pdl, altre masse possono (superficialmente, epidermicamente, senza alcun costrutto politico, senza consapevolezza) fare di Raiti un’icona di non si sa bene cosa. Non vedo i margini per una rivoluzione civile (fosse pure sanguinosa, come devono essere le rivoluzioni), né per una guerra civile: quindi la violenza rischia di solo di fare il gioco del potere.

  7. anduoglio

    Per una mezza cosa buona che ha detto, ce ne sono mille di pessime che fa

    http://www.repubblica.it/politica/2013/05/03/news/boldrini_intervista-57946683/?ref=HREC1-2