L’autorevolezza del cialtrone.

Stamattina un amico (non vi dirò chi) mi ha passato la recensione di un tipo (che è uno quotato) del nuovo libro di uno scrittore (ma forse è una scrittrice). Ovviamente, non mi ricordo niente, della recensione, se non che era scritta in un italiano approssimativo, il solito latinorum che usano questi cialtroni, ma mi ricordo il succo. Che era, sostanzialmente: questo libro fa cacare, ma non lo posso dire, così mi tiro giù quelle venti righe e mi levo il pensiero. Non è che l’ho letto tra le righe, era proprio chiarissimo; il recensore si incartava in una serie di stronzate da azzeccagarbugli che raramente avevo letto prima. Ora, dite voi, cosa c’è di nuovo, dov’è il problema? Perché non vi dico invece qualcosa che non sapete gia?

Velo dico io: perché non è vero, questa cosa non la sapete. Siete, siamo, stati lentamente mitridatizzati.

Ci siamo abituati all‘autorevolezza del cialtrone.

Vedete, qua funziona così: raggiunta, a botta di imbrogli e traffici, una certa posizione, si diventa autorevoli: recensori, scrittori, critici. Arrivati a questo punto ti senti autorizzato a sparare le epggiori cazzate del mondo, senza che nessuno ti prenda per la collottola e ti dica ma che cazzo stai dicendo, imbecille? Solo che l’autorevolezza del cretino prevede che il sistema di circolazione delle notizie funzioni in senso esclusivamente verticale: io posso scrivere, tu puoi solo leggere. Poi, però, succede una cosa: succede internet. E succede che la gente comincia a dire che il libro che tu hai così faticosamente recensito come capolavoro venga recensito da ventimila blogger che dicono chiaramente che è una gran cacata. E tu ti guardi intorno e vedi che la gente i blog li legge, e dopo che li hai fregati una volta, facendogli comprare un libro di merda scritto da qualcuno della tua cricca, decide di stare a sentire i blogger e non te. Perché il blogger sa scrivere, e tu no. Perché la gente ha capito che tu, a recensire bene una merda, ci guadagni, il blogger no. E finisce che la gente si fida più di loro che di te.

E allora che fai? Reclami la tua autorevolezza. Dici, ma su internet possono scrivere tutti, anche i cretini. E non ti accorgi che così chiami cretini anche quelli che vorresti fossero i tuoi lettori, perché in sostanza gli stai dicendo: tu non sei in grado di capire se una cosa è buona o bella, te lo devo dire io, che sono autorevole, perché IO scrivo sul giornale. Dici: cosa è bello lo decido io. E però ti accorgi che non funziona più, perché i libri che consigli non vendono più. Perché la tua opinione viene contraddetta da gente che sa scrivere meglio di te, e tu a questo punto potresti far valere la tua autorevolezza, se l’avessi. Potresti replicare punto per punto, forte della tua immensa cultura, ma non puoi. Non ce la fai. Perché la tua autorevolezza è una partita di giro tra te e la tua gang di leccaculi, ma non è basata su un cazzo. Non resti sull’argomento, ti metti a strepitare contro internet. E intanto i tuoi amici vanno a presentare i libri e li vanno a sentire in venti; poi arriva lo sconosciuto  e centinaia di persone vanno a sentirlo. E lì senti che ti trema la terra sotto i piedi: perché non sei più tu a distribuire patenti. Non sei più autorevole, sei solo uno che pretende il monopolio perché ha paura della concorrenza, perfino della concorrenza delle pulci.

Ed è allora che la pulce si rendono conto di non stare in groppa a un elefante, ma a un cagnolino, e che allora non è piccola come pensava di essere. E si guarda intorno e si accorge che le pulci sono tante, e il cane continua a grattarsi, non trova pace. E di nuovo, pensa a quando quel cane sembrava grosso e invincibile, sembrava un elefante, e invece  è un botolo che puzza di merda.

Per questo vi dico di scrivere, sempre e comunque, e continuerò a dirvelo.

Perché per essere autorevoli bisogna solo esserlo, e loro non lo sono. Questa è gente che vi dice dalla mattina alla sera di essere brava a pallone come Cristiano Ronaldo, ma se vi mettete a giocare in due minuti gli fate tre sombreri e cinquanta tunnel.

Ecco perché non vogliono mai giocarsela alla pari: perché lo sanno, che sono cialtroni.

Lo sanno, che abbuscano.



7 Commenti

  1. Un altro cche scriva con questo ritmo, non lo so, chi poteva essere: Augusto Frassineti? Forse lui, sì.

  2. Guido B

    So d’accordo per cui dicci a Arnoldo Cosentino che mi deve ancora 50eur per la recinzione della nobile arte

  3. GiuliadaOZ

    Te voeri ben. Ribadisco.

  4. Grace

    e diciamo ciao ai cialtroni che ci seguono da casa. E pure vafammocca ;)

  5. Mario

    Perfetto, sul serio, perfetto.

  6. danilo

    Sto con te su tutta la linea, mi sembra. bene .

  7. Un’altra conferma della bonta’ del Principio di Peter, direi…

    B.