i 10 Peggio Editorialisti.

1) L’Editorialista De Sinistra Classico. E’ uno che ha fatto i soldi in maniera più che lecita, ma ai soldi non era preparato. Dopo averli schifati tutta la vita, ha scoperto che gli piacciono, e tanto, e anche che se prima li schifava era solo perché non ne aveva abbastanza da capire che sono belli, quindi è andato completamente nel pallone e non si ricorda più chi è stato e perché; finisce quindi che tutti i suoi editoriali sono scritti sotto l’effetto dei soldi, vuoi per la paura di non averne più, vuoi per il terrore di non averne ancora di più. E’ per questo che gli editorialisti de sinistra dovrebbero essere tutti di famiglia ricchissima.

2) L’Editorialista Illuminato. Si considera un liberale, come la maggior parte dei cretini, ed in effetti lo è: cretino, non liberale. SI lancia in pipponi che rasentano la pura imbecillità, in quanto completamente scollegati dalla realtà, del tipo la sanità pubblica, basterebbe un po’ di buona volontà da parte degli infermieri per farla funzionare come si deve. Per lui tutto è riconducibile alla poca voglia di lavorare della gente, unita alla  spaventosa mancanza di buona volontà del popolino giustamente delegato alle umili mansioni. Sta tutto preso a criticare quelli che non vogliono andare in pensione a ottantanove anni dopo aver lavorato quaranta ore a settimana, poi, dopo un quarto d’ora di editoriale, chiude baracca e burattini e si va a prendere il caffè per il resto della giornata.

3) L’Editorialista Femmina. Essa è particolarmente facile da leggere, poiché sono settant’anni che tutte le Editorialiste Femmine scrivono le stesse cose. C’è la tendenza ma come fa a far tutto, in cui la sventurata narra in prima persona le sue gesta di madre impegnata a gestire una famiglia (composta da un bambino intero) col semplice ausilio di due nonne una tata tre cameriere e un marito nubiano, e c’è la versione basta che sia femmina, che qualsiasi cosa dici per lei il problema è che non ci sono abbastanza donne nei posti chiave, tipo che gli argini dei fiumi crollano sotto le inondazioni perché in un qualche consiglio provinciale chissà dove il numero di perete lamentose è sceso sotto il numero legale.

4) L’Editorialista Che Viene Da Sopra Alle Montagne. Così detto perché ancora non si fa una ragione del fatto di conoscere a tanta gente importante, e soprattutto perché il suo concetto di importante comprende praticamente qualsiasi scafesso sia apparso anche solo di sfuggita in televisione o sopra ai giornali. Come i montanari cafoni, qualsisi di questi scemi veda anche passare per strada, il suo sguardo è sempre estasiato, come di chi veda per la prima volta, chessò, un dromedario che caca, e quindi spesso e volentieri infarcisce i suoi editoriali con frasi del tipo come dice il mio amico Fiorello, oppure, stavo in macchina, per andare a casa di Federica Pellegrini e Hulk Hogan, quando mi chiama al telefono Iron Man e mi chiede se voglio unirmi ai Vendicatori.

5) L’Editorialista Economico. Come tutti gli economisti, deve la sua fortuna a due cose precise: che la gente non lo legge, quindi non va a verificare il giorno dopo se le cazzate che ha scritto il giorno prima si sono effettivamente verificate (fortuna che non viene riservata ai veri studiosi del calibro di Paolo Fox, che se il tuo segno è primo in classifica al domenica e passi una settimana di merda, se lo becchi per strada lo saccagni di mazzate), ma soprattutto a la fatto che lo leggono soltanto gli altri giornalisti economici, che visto che hanno beccato più o meno la mazzetta dalla stessa persona, chissà perché, tendono tutti a concordare con l’autorevole collega.

6) L’Editorialista Romantico. Si tratta del più scemo del gruppo, e dobbiamo tenere presente che questo è uno dei gruppi più scemi in assoluto, però esso è fornito di quella particolare astuzia gallinesca che lo porta ad emergere in un ambiente composto da lombrichi. In sostanza egli non fa che portare la sua cretinaggine a livelli superiori, riuscendo a banalizzare talmente tanto le cose che non potrà non far entusiasmare un numero impressionante di cretini. Esso si sveglia la mattina e comincia e a vantare le prodezze dei raggi solari, le camminate a piedi nudi sulle spiagge assolate ma anche piovose, il gusto di un semplice caffè: invita cioè a riscoprire i piccoli, veri, valori della vita. Stranamente, ha di recente scoperto che molti suoi lettori, invece di apprezzare il profumo di una rosa, passano il tempo a preoccuparsi di come pagare le bollette, e questa mancanza di fiducia nella gioia delle piccole cose lo avvilisce molto.

7) L’Editorialista Che Tanto Quella La Colpa E’ Degli Statali. Qua le ipotesi sono due: o a questo un impiegato dell’anagrafe gli ha rapito e ucciso il figlio in fasce, oppure è andato con la capa per terra. Secondo lui, infatti, tutti, ma proprio tutti gli impiegati pubblici sono un branco di parassiti inefficienti che passano tutti, in blocco, le loro giornate a fare la spesa al mercatino sotto al ministero e a giocare al bridge tra di loro incuranti del fatto che il paese vada a rotoli. La soluzione lui ce l’ha, ovviamente, ed è licenziare tutti questi sfaticati del cazzo, affidare tutta la pubblica amministrazione all’azionista di maggioranza del suo giornale che provvederà a togliere a questi sfruttatori i più elementari diritti civili sostituendoli con simpatici stagisti pagati sei centesimi lordi l’ora. Questa cosa la scrive tutti i giorni sul suo giornale, che democraticamente decide di accedere a milioni di soldi pubblici pur di poter liberare l’Italia da questi parassiti a mille euro al mese.

8 ) L’Editorialista Cretino- Saccente. Anche questo è abbastanza diffuso, e  non è ancora stato ricoperto di pece e piume e inseguito da folle urlanti coi forconi soprattutto perché le folle urlanti ignorano la sua esistenza. Esso è praticamente la signorina Silvani degli editorialisti; come la racchia da ufficio, infatti, che tende a sembrare bonarella in un ambiente chiuso composto da vecchi maschi rattusi, egli si è fatto la nominata di uno forte, uno intelligente, uno che sa le cose, e quindi qualsiasi cazzata dice, tutti i colleghi si guarderanno bene dallo sputtanarlo, mandandolo però in un loop di cretinaggine saccente che lo porta spesso ad affermare cose del tipo i dinosauri si sono estinti perché hanno trovato il garage chiuso o anche Giuliano Amato è un grande statista.

9) L’Editorialista Che ha Fatto Il Classico. Come tutti i cafoni, esso non riesce a dare all’aver  studiato la giusta importanza: per loro non è mai arricchimento culturale, è semplicemente una cosa  per dire io ce l’ho, quindi è la cosa più importante del mondo, oppure io non ce l’ho quindi non conta un cazzo. In questo caso particolare il cretino in questione ce l’ha, e ritiene simpatico infarcire tutte le sue articolesse con oscure citazioni in greco e latino, roba che se quelli che hanno fatto lo scientifico facessero la stessa cosa doverebbero buttar lì, a cazzo di cane, due equazioni, qualche elemento della tavola periodica e due nozioni fondamentali di geografia astronomica. La verità è che certa gente a scuola ci deve andare per pulire i cessi e noi sta cosa non la vogliamo capire proprio.

10)  L’Editorialista Che Usa l’Editoriale Per Farsi I Cazzi Suoi E Corteggiare Femmine O Padroni Dai Quali Vorrebbe Mangiare In Mano Ma Che Ancora Non C’E’ Riuscito E Quindi Finché Al Giornale Non Dicono Niente Si Vede Proprio Chiaramente Che Si stanno facendo I Cazzi Loro A Mezzo Stampa Ma Proprio Che La Moglie SI Chiava Il Maestro Di Zumba E Allora Si Lanciano In Dure Requisitorie Contro Lo Sport E Le Palestre Con Inviti Alle Nostre Amate Forze Dell’Ordine A far Democraticamente Irruzione In Questi Luoghi Di Sovversione Dell’Ordine Costituito E Bruciare Tutto Col Napalm. Avete voluto dare la pucchiacca in mano ai criaturi e questo è il risultato, oi’.



3 Commenti

  1. Bernardo Capriglione

    Giuliano Amato è un grande statista. Per questa gente altro che istruzione, li dovevano sperdere appena nati, lasciare che  che li allevassero le bestie, tipo  Mowgli.

  2. Impeccabile come sempre!

  3. Giordamas

    Stavolta, la domanda è: ma cos’è la “zumba”?