Enea è bello?

Andiamo a vedere. Finalmente, dopo mille peripezie, è uscito La nobile arte di misurarsi la palla. E’ un libro che ho avuto, come dire, un po’ di paura a scrivere, perché si trattava, in un certo senso, di andare a giocare a casa del nemico, e per vari motivi. Il primo è che non è scritto come Statti attento da me, nel senso che non è ambientato a Salerno ma a Roma, e non ha come protagonisti tutti gli sfessati e i disgraziati coi quali bene o male sono cresciuto, e che fanno di me uno sfessato e un disgraziato a mia volta; uno dei beta tester che ha letto il libro in anteprima mi ha chiesto: e le parolacce? E’ vero, ce ne sono poche (nonostante nessun editor bodrinesco ci abbia messo le mani), ma solo perché la storia lo richiedeva.

Enea, dicevamo, è un ragazzo di un paese che potremmo anche chiamare Vallo della Lucania che, a un certo punto della sua vita e per motivi che leggerete, decide di trasferirsi a Roma, iscriversi a una scuola di scrittura per diventare uno scrittore. Non necessariamente uno famoso, ma uno che riesce a campare scrivendo. La Scuola , invece, gli aprirà le porte di un mondo ancora più miserabile di quello reale.

Ovviamente, questa parte non è stata difficile da scrivere, perché non ho mai frequentato una scuola di scrittura, non ho la più pallida idea di come funzionino, e anzi, non sono mai stato nemmeno a cliccare su uno dei loro siti. Mi sono soltanto immaginato il peggio del peggio, aiutato in questo dalla lettura di alcuni libri italiani di successo, e ne è venuto fuori un universo di cretinaggini e vigliaccherie, miserie e fetenzie, che poi era quello che mi interessava raccontare, oltre a una cosa che a quanto pare, in questi famosi libri italiani non si porta più (al punto che sospetto ci sia proprio una qualche legge che lo vieta): la trama. Mi dispiace per voi ma c’è anche una storia da raccontare, per quanto non sia più di moda. Giocare in casa del nemico, dicevamo, perché questa volta ho usato la stessa lingua che usano gli scrittori quelli veri, quelli che devono precettare la gente per riempire dieci metri quadrati di libreria (grazie, grazie, grazie, di essere sempre così tanti e così tanto gentili); mi spiego: finché parla Gioggiò, o Lucio, o Totonno, hai sempre la sensazione che si tratti di altro rispetto ai libri veri. Non è vero, ma molti mi hanno detto che usavo il dialetto perché non ero in grado di scrivere in italiano. Sembrava una specie di scappatoia, fare qualcosa di diverso in questo panorama desolante. E invece La nobile arte di misurarsi la palla è il mio tentativo di andare a giocare nel campo dei nemici, con la loro lingua e con le loro regole. Secondo me, è un tentativo riuscito. In genere tendo a sottovalutarmi, se non altro per buona educazione, ma per la prima volta nella mia vita (e probabilmente per l’ultima) mi è venuta voglia di scassare un po’ di culi e di fare qualcosa che molti di quelli che vedete in tv non sarebbero capaci di fare nemmeno in una mezza dozzina di vite. Perché grazie ai miei lettori ho capito una cosa, che sembra facile ma non lo è: alla fine non conta se vai nei salotti letterari o ai premi, ma quello che fanno libro e lettore sul divano, con calma , a casa loro. O sul tram mentre si va al lavoro. Cioè, il libro: se ti piace o non ti piace. Se è scritto bene o di merda. Se c’è una storia, e se c’è, se ti interessa sapere come fa a finire. Il resto sono chiacchiere. Non contano i soldi, non conta la tv, non contano le classifiche. Girando, in questi giorni, mi sono accorto che se hai qualcosa da dire c’è ancora gente che ti sta a sentire; di loro, dei miei lettori, non mi sento affatto migliore, anzi. La loro curiosità intellettuale, il loro entusiasmo, è una cosa che a me, vecchio e ferito, manca del tutto. Oggi però alzo la testa perché è appena uscito un libro di cui vado molto fiero, e che metterà lo scuorno in faccia  a parecchia gente e farà felice altra gente.

Grazie di tutto, amici miei.

 

Ps: a giorni il libro sarà disponibile presso le librerie fiduciarie: vi faremo avere una lista aggiornata quanto prima. Nel frattempo, chi non avesse voglia di aspettare clicchi sulla copertina qui sotto (opera di Libero Peggiore) e verrà indirizzato al link della Roundmidnight per comprarlo on line, con vari tipi di spedizione, quella gratuita compresa. 



23 Commenti

  1. fds

    non ti meritiamo ;-)

  2. Resta da capire come faccio io a godermi cotal bellezza in autobus o sul mio divano.
    a Londra.

    Sappi, che l’amico Cosentino non spedisce all’estero.
    mannaggia sant’ascoli e santa siena.

  3. L’ho iniziato a leggere stanotte: già dalle prime pagine è meraviglioso.

  4. Amadeo Bordiga

    e l’ebbuc?

  5. carlo

    ho tanti difetti, ma la pazienza non è tra questi.
    ordinato ieri.
    ti ho scoperto tardi ma ti amo ricchionamente

  6. Aspetto e sburreo tuorno tuorno nell’attesa. 

    Dice Ciro, il collega mio, che ci fa pure un poco schifo, durante l’ora di marenna, però è colpa tua. 

  7. Artane

    Finally is out!

  8. walter

    Ci sarà una versione ebook? Oramai sono convertito al Kindle.

    • amlo

      per ora purtroppo no. bisogna pur dare una mano all’editore.

      • ammé mi avrai solo quando uscirà l’ebbùk: non cederò all’odioso ricatto delle case editrici e, mangiando esclusivamente carne, non permetterò che a causa mia altri alberi vengano distrutti

      • Amadeo

        Vabbe’, l’ebook sempre da mano all’editore si compra, no?

        • amlo

          no, i diritti dei miei libri sono miei, guadagnerei solo io. e invece mi piace prima aiutare quei pochi che hanno creduto in me.

  9. Bernardo Capriglione

    Un libro è bello quando ti accorgi che mentre lo stai leggendo, in realtà lo stai vivendo: ti immagini i luoghi, le situazioni, le facce dei personaggi, in essi ti immedesimi e ne condividi le emozioni. Un po’ come La Storia infinita, ma Ende si riferiva ovviamente ai libri belli, non alle cacate.
    Essendo salernitano leggere Statti attento da me è stato un divertimento nel divertimento: chi lo ha letto sa bene che il bar esiste, così come la discoteca, la pompa di benzina, l’eremo montano di Gioggiò, il quotidiano “Cittadino”…cazzo, io tenevo pure un amico grosso (non ricchione però, eh? pure lui è manesco) che si chiama Michele!
    Ma secondo me La nobile arte di misurarsi la palla lo supera. Perchè è ambientato nella Capitale, una Roma descritta magistralmente da Amleto, con le sue miserie e mediocrità, che aspettano il protagonista alla stazione Termini per spiegargli perchè questo Paese è finito nella merda. E credo che chiunque, da Bolzano a Lampedusa, possa quindi leggere questo libro, comprenderlo e apprezzarlo.
    Una Scuola di Scrittura può, o forse deve esistere. Ma la materia da insegnare dovrebbe, come dice il buon Amleto, essere una sola: LA CREDIBILITA’. Tutti i bei libri, fossero pure di fantascienza o d’orrore, posseggono questo requisito: le storie di Lovecraft, Herbert, King, Dick, sono credibilissime: descrivono futuri “futuribili”, o fobie assolutamente radicate nell’animo umano.
    E concludo dicendo che se questa scuola esistesse, l’autore di questo libro potrebbe fare tranquillamente il Professore Ordinario.

  10. Amlè, ma precisamente cosa intendi dire con “quando esisteva una batosfera” (p.160)?

  11. Biagio Coscia

    meraviglioso

  12. Non vedo l’ora di averlo tra le mani. Da napoletano a Torino ( il tuo libro sono andato a prenderlo a San Mauro!) ogni volta che esce qualcosa di tuo e del faraone (appena preso il nuovo dopo le cose importantissime in kindle) e come un ritorno agli amici della piazzetta….gli amici veri che ti dicono le cose come stannm, ti fanno arraggiunare, commuovere, incazzare…ma alla fine li abbracci e ti prendi la birretella con loro. Continuate così….e grazie per le storie che ci narrate.
    Peccato solo il formato 10×15…ma pazienza, è una scelta roundmidnight…almeno ti portiamo sempre in tasca! ^_^

  13. C. M.

    Intelligente, attuale, maturo: un libro apprezzatissimo. Grazie di cuore.

  14. Fabio Bergamo

    Il tuo libro è interessante, Amlo, gli manca giusto un qualcosa per essere bello davvero.

  15. DM

    Amlo però, che cazzo, l’e-book!
    Non ci stanno argomentazioni. Se io me lo voglio leggere stasera, che torno a casa tardi da lavoro, dove lo vado a pigliare?